Colpo di Fulmine
Personaggi: Shu Itsuki, Mika Kagehira (nominato ma non "nominato" LOL: Kuro Kiryuu)
Parole: 660
Prompt: Fandom!AU [Harry Potter!AU]
Quando Shu Itsuki si presentò ad Hogwarts, insieme alla delegazione di Beauxbatos per il Torneo Tre Maghi, la prima cosa che pensò fu un disgustato: "Questi inglesi non sanno vestire".
Se c'era una qualcosa che gli aveva fatto letteralmente amare il suo istituto era la cura che avevano messo nelle divise. La fondatrice di Beauxbatons aveva scelto stoffe ricche e morbide, auto-stiranti e auto-smacchianti, che si adattavano alla perfezione alle forme dei loro corpi.
Tutto l'esatto contrario di quelle di Hogwarts, che con quelle loro tuniche, sembravano ai suoi occhi più dei sacchi che degli adolescenti in lizza per essere i Campioni del Torneo.
Si lisciò le pieghe della camicia, camminando tra gli studenti di Hogwarts con a testa alta e quel suo solito atteggiamento di superiorità che, più volte, aveva allontanato chi cercava di avvicinarsi a lui. Solo pochi avevano infatti il coraggio di associarsi a lui, e per quanto Shu continuasse a sostenere di stare meglio da solo, doveva ammettere di essere un po' felice di poter contare tra i suoi strettissimi contatti scolastici Mika Kagehira - uno dei pochi studenti dalle origini giapponesi dell'istituto.
Era un bel ragazzo, forte un po' goffo, ma era come una pietra grezza che Shu sentiva di poter plasmare e trasformare nel più prezioso dei gioielli. In fondo, tutti erano attratti da quei suoi strani occhi dotati di eterocromia, doveva solo imparare a valorizzarli.
Un boato ammirato, tuttavia, lo distrasse dai suoi pensieri e si costrinse ad osservare la riva del lago non distante dal luogo nel quale era atterrata la carrozza di Beauxbatons. Una nave era apparsa, grande e imponente, segnando l'arrivo della delegazione di Durmstrang.
Non aveva grande simpatia per gli studenti di quell'istituto. Durante una sua vacanza in uno dei villaggi magici non distanti da quella scuola aveva avuto modo di scorgere più volte alcuni studenti e, per curiosità, aveva anche fatto delle ricerche riguardanti gli usi e costumi di quella zona del mondo magico. E se solo avesse potuto avrebbe reso illegale il loro modo di vestire, con pelli di animali magici e quel rosso che a tratti sembrava essere un pugno in un occhio.
Sfortunatamente non era ancora in suo potere, ma quando un giorno sarebbe diventato Ministro della Magia Francese, avrebbe fatto in modo di far arrivare le sue idee innovative in tutti gli angoli del mondo magico.
Sospirò e si rivolse a Mika, che si era fermato a sua volta per osservare i primi studenti lasciare l'imbarcazione dopo aver gettato gli ormeggi.
«Andiamo, non voglio mischiarmi con quelle bestie e la temperatura qui non da bene alle mie mani», spiegò con tono stanco, sfregando le mani guantate l'una contro l'altra. Li faceva davvero troppo freddo per i suoi gusti.
«Uh! S-sì! Certo!», esclamò Mika rivolgendogli un sorriso.
Shu fece un cenno con il capo, voltandosi poi un poco per poter lanciare un'ultima occhiata agli studenti di Durmstrang... sfortunatamente per lui quella che doveva essere "l'ultima" si rivelò essere fin troppo lunga. Perché il suo sguardo si incantò sul corpo atletico di un giovane.
Vestiva con la classica divisa dell'Istituto di Durmstrang che fasciava il petto ampio e forte come una seconda pelle e sulla spalla cadeva un mantello scuro, all'apparenza morbido. Aveva in viso un espressione seria, palesemente asiatica, e dei capelli rosso fuoco rendevano tutta la sua figura piacevole e non un pugno in un occhio.
Shu avrebbe potuto elencare e catalogare con precisione e sicurezza ogni singola stoffa indossata da quel ragazzo, avrebbe potuto spiegare con superiorità il perché quella divisa era orribile... ma non sarebbe riuscito a dire sul motivo di quella sua improvvisa esitazione e interesse.
«Oshi-san?»
La voce di Mika lo fece sobbalzare e, riportato alla realtà, si voltò verso di nuovo verso il compagno, sperando che questo non notasse le sue orecchie improvvisamente più rosse.
«Sì. Andiamo», mormorò, sforzandosi di non guardare più quel ragazzo.
Era quello ciò che le ragazzine chiamavano 'colpo di fulmine'? Sperava vivamente di no.