[FFXV] King of Light
Mar. 27th, 2019 01:14 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Parole: 1570
Avvertimenti: Rape/Non-Con, Dub-Con, Incest
Note: Beh... non so che dire. Ho fatto quel che ho fatto. Mi ha ispirato il fatto che le profezie potessero essere trasmesse attraverso i canti ed ho reso la profezia di FFXV una cosa religiosa, quindi era in tutto e per tutto un inno religioso... anche se particolarmente speciale LOL sono una pessima persona.
Noctis accarezzò gentilmente il trono con la sola punta delle dita. Non poté non pensare a suo padre e a quante volte lo aveva visto seduto su quello stesso trono.
Tante, tantissime. Al punto che Noctis poté quasi sentire la stessa presenza dell’uomo lì con lui.
Trattenne il respiro, concedendosi un basso: «Sono a casa», pregno di nostalgia e con un pizzico di nervosismo. Si sentì subito agitato e per quel motivo cercò di aggrapparsi al solo ricordo di suo padre mentre si sedeva sul trono.
Aveva atteso dieci anni quel momento. Sulle sue spalle gravavano rimpianti e cose mai dette e per quanto si sentisse in parte pronto ad affrontare il suo destino… in realtà non riusciva ad abbandonare la paura.
Era più forte di lui ma quello era anche il suo destino e per salvare Eos doveva accettare quell’antico rito che si appellava all’antica religione di quella terra.
«Sono pronto ora», mormorò dopo qualche momento, «Vi voglio bene, Luna, ragazzi…», aggiunse con un leggero tremolio nella sua voce. Nocits non poteva ignorare le menzogne che aveva detto ai suoi amici perché il suo destino lo imbarazzava e sperava che un giorno potessero perdonarlo.
Chiuse gli occhi, mormorando alcune parole per il padre come ne avvertì ancora la presenza accanto a sé. Gli infondeva coraggio e in quell’istante sentiva di avere il bisogno di tutte le rassicurazioni di quel mondo.
«Re di Lucis…», esordì infine, con il potere dell’Anello che gli vibrava dentro e in tutto il corpo. Aprì ancora gli occhi, pronto ad accettare il suo destino, «Venite a me!»
Richiamò le tredici antiche armi che aveva collezionato durante il suo viaggio e con esse giunsero anche i Re di Lucis, uno accanto all’altro. Entità trasparenti che sembravano fatte di stupendi cristalli azzurri.
Trattenne il respiro. Non poteva più tornare indietro.
«Camminerò a testa alta… come mi hai detto di fare», mormorò ancora, permettendo a quel rito di iniziare.
Era vecchio, tanto quanto Eos stessa. Un sacrificio che veniva cantato negli inni dell’antica religione e narrato nelle profezie che vedevano il Prescelto accogliere in sé il potere degli antichi Re. Un sacrificio non solo spirituale, ma anche fisico che avrebbe portato il corpo di Noctis alla distruzione.
Sarebbe stato umiliato, reso una nullità in confronto a quelle entità… svuotato di ogni orgoglio la sua anima si sarebbe riempita del potere necessario per cancellare le ombre da Eos.
«Re della Luce», la vibrante voce del primo Re di Lucis gli accarezzò le orecchie, «sei pronto ad affrontare il Rito?»
«Sì, lo sono», rispose Noctis senza pensarci due volte. Cercando di non far vacillare la sua decisione né di esitare dinanzi a quelle immense figure che non attendevano altro se non la sua completa resa.
Chiuse gli occhi, sperando almeno in quel modo di scappare e di non guardare ciò che gli sarebbe accaduto, e con mani tremanti iniziò a spogliarsi.
Il gelo di quella sala gli accarezzò la pelle che, lentamente, stava venendo messa a nudo e quando fu finalmente pronto, permise al Primo Re di Lucis di toccarlo. Il corpo incorporeo del sovrano sembrò prendere forma al solo contatto con Noctis, diventando quasi palpabile: solido.
Noctis avvertì il potere di quell’antico condottiero iniziare a fluire dentro di sé, accendendo nella sua mente una litania quasi immaginaria. Una preghiera che avrebbe permesso al suo corpo di sopportare quel Rito.
Come una bambola priva di volere permise al Re di manipolare il suo corpo, di prepararlo agli altri dodici che dopo di lui si sarebbero dati il cambio per possedere il Prescelto, strappandogli via pezzo dopo pezzo ogni debolezza per poterlo rendere il vero Re della Luce.
Chiuse con più forza gli occhi, incapace però di trattenere un lamento quando il Guerriero prese possesso del suo corpo, penetrando dentro di lui con un’unica spinta.
L’aria attorno a loro sembrò vibrare, come le note di uno strumento a corda. Una melodia che sembrò accompagnare il dolore di Noctis.
Faceva male e quel dolore sembrò aumentare ad ogni spinta che, al tempo stesso, sembrò far aumentare anche il potere e l’energia latente di quel rito… e quando il Guerriero raggiunse l’orgasmo, Noctis si sentì invadere da quella magia con violenza. Era come se il suo stomaco fosse stato appena trafitto da una spada magica.
Rimase senza fiato per quella sensazione ma non ebbe tempo di ragionare o di riprendere a respirare correttamente perché al Guerriero si sostituì subito il Conquistatore e con lui poi anche gli altri Re e Regine. Uno dopo l’altro senza dargli tregua.
Mani violente e altre più dolci si alternarono sul suo corpo. Movimenti lenti e furiosi, duri e passionali. Lo specchio perfetto della personalità di quei sovrani che Noctis aveva imparato a conoscere attraverso i libri di storia antica.
Ogni amplesso sembrava quasi aggiungere delle note alla melodia creata da quel vibrante potere che, orgasmo dopo orgasmo, sembrò aumentare di intensità dando forma a ciò che gli inni religiosi e le profezie avevano annunciato come la nascita del Re della Luce.
Con la mente ormai sgombra da ogni pensiero e vergogna, Noctis iniziò quasi a provare piacere per quell’abuso del suo corpo, stava accettando il potere senza più pensare al passato, al presente o al futuro.
Aveva solo un compito dinanzi a sé e ogni orgasmo che si riversava in lui come una pugnalata in pieno stomaco, lo portava più vicino al compimento di quel rito.
Solo quando avvertì la familiare presenza di suo padre, l’ultimo dei Re di Lucis più importanti, Noctis provò un senso di crollo. Le lacrime iniziarono a scorrere copiose sul suo viso mentre il fantasma di Regis lo prendeva delicatamente tra le braccia come se non pesasse niente.
L’abbraccio del genitore lo riportò quasi indietro nel tempo a quando era solo un bambino e si lasciava cullare dall’uomo che gli aveva dato la vita e che, ironicamente, era lì sul punto di portargliela via.
Si strinse a lui, trovandosi seduto a cavalcioni su suo padre che aveva preso posto sul trono al posto suo.
Gli tremavano le gambe per la fatica, intorpidite dalle posizioni che aveva dovuto assumere con gli altri dodici sovrani, e quella posizione sembrò quasi dargli sollievo.
Le mani di Regis gli accarezzarono il volto, sfiorandogli la barba e studiandone i mutamenti di quei dieci anni che li avevano visti separati. Scivolarono lentamente più in basso, sul petto nudo e poi sui fianchi, come un dolce amante interessato solo a rassicurare e dare piacere al suo compagno.
Noctis reagì tremando a quelle attenzioni, diverse da quelle di tutti gli altri sovrani che avevano preceduto suo padre.
Noctis reagì tremando a quelle attenzioni, diverse da quelle di tutti gli altri sovrani che avevano preceduto suo padre. Forse era solo il culmine di quel rito, l'ultima nota che sarebbe andata ad aggiungersi a quella melodia magica che richiamava a sé i più antichi poteri della religione di Eos: l'inno alla morte e alla rinascita del Prescelto tanto decantato dai Siderei. O forse era solo la presenza di Regis che, con la sua tenera sicurezza e l'affetto verso Noctis, stava riuscendo a cancellare gli orrori vissuti fino a quel momento... rendendo quasi nullo il crimine che stavano per commettere tra padre e figlio. Probabilmente era proprio il macchiarsi di quell'ultimo peccato il tassello finale, utile al completamento della profezia.
Regis proseguì con le sue carezze, facendole diventare via via più intime. Iniziò a masturbarlo e a penetrarlo solo con le dita, come se l'orifizio già abusato di Noctis avesse ugualmente bisogno di quei preliminari.
Il più giovane sentì ben preso il suo corpo reagire a quelle attenzioni, e sempre più accondiscendente iniziò anche a spingersi verso le mani del genitore. Si strinse ulteriormente a lui, alla ricerca di un appiglio per quelle sensazioni sempre più forti, andando addirittura verso le dita del padre quando queste abbandonarono il suo orifizio.
Emise poi solo un basso lamento nel sentire l'erezione di Regis iniziare a farsi strada nel suo corpo, e gli bastò quello per avvertire una nuova ondata di potere. Diversa dalle altre. Una sensazione che non aveva mai provato ma che lo riempì di forza e di bisogno... che lo lasciò con in mente solo il desiderio.
Voleva più potere.
Animato da quel sentimento, fece leva sulle sue stesse gambe per abbassarsi sull'erezione di Regis, impalandosi in un unico movimento che lo fece tremare violentemente, mozzandogli il fiato per quella piacevole sensazione di energia che riprese a scorrergli in tutto il corpo e che sembrò continuare ad aumentare ad ogni movimento.
Più cresceva quella magia, più il piacere prendeva possesso di lui, spingendolo a cercare l'orgasmo quasi con crescente necessità.
Non si curò di nascondere i gemiti che andarono a diventare inconsciamente nuove note della vibrante melodia di quell'inno che aveva appena raggiunto il suo apice.
Regis, infatti, venne poco dopo seguito dall'ormai familiare sensazione di venir colpito da una spada magica nello stomaco.
Noctis sentì anche il suo stesso orgasmo attraversare ogni fibra del suo essere. Crollò contro suo padre che, con una delicatezza tipica della sua persona, lo fece di nuovo adagiare sul trono, allontanandosi definitivamente da lui.
Lentamente il potere che l'aveva investito iniziò a trascinarlo via da quel corpo, portando la sua anima verso il luogo della sua ultima battaglia che avrebbe riportato la luce in tutta Eos.
Il rito aveva funzionato e l'antica profezia, tramandata da secoli di canti e inni religiosi, non aveva mentito: era la fine.