Drabble

Apr. 4th, 2025 01:06 pm
kurecchi: (Default)
TERZA MISSIONE - DRABBLE
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Di nuovo vivo )

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Non c'č bisogno di punirmi per corteggiarmi )


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Le stelle non mentono )



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Vuoi sposarmi? )


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Tre punti )



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Da quando era cosě sexy? )


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In eterno nel tuo cuore )



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Era tutto finito )



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L'errore piů grande )


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Grotta )



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Cazzo se lo amava )


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Futuro )


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Cuoricini sul quaderno )



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Aveva perso tutto )



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Figlio )

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Cuore in subbuglio )



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Tea )



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Anche lui era umano )

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Non vacillare )

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Un pugno meritato )
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Cuore debole )----

Non andartene )


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Il mio cuore č tuo )


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Cuore che arde )


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Cuori spezzati )


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Nuovo battito )
Fandom: Donten ni Warau
Rating: SAFE
Personaggi: Kagami Naoto, Kumou Chuutaro
Prompt: Cuore
Parole: 100
Note: //

Il cuore di Kagami batteva furioso, nervoso per quell’assurda situazione nella quale era andato a insinuarsi con quel ragazzino.

La ferita all’addome non era grave ma lo sguardo preoccupato di Chuutaro la faceva quasi sembrare mortale.

«Ti… ti sei fatto male?» domandò Chuutaro, tremante e pieno di ansia per la sua salute.

Nessuno si era mai preoccupato per lui, e quel cuore che credeva arido sembrò fiorire.

«Solo un graffio,» rispose cercando di darsi un contegno.

Chuutaro sorrise sollevato e, ancora una volta, Kagami si sentì perso nel genuino affetto che il ragazzino stava rivolgendo proprio a lui.



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Nuova vita )
Fandom: Touken Ranbu
Rating: SAFE
Personaggi: Atsushi Toushirou, Saniwa
Prompt: Cuore
Parole: 100
Note: //

Il primo volto che Atsushi vide al suo risveglio fu quello del Saniwa. Il suo sorriso era rassicurante, la fronte imperlata dal sudore per lo sforzo.

«Benvenuto tra noi, Atsushi Toushirou,» lo accolse e Atsushi si rese conto di poter respirare.

Boccheggiò sorpreso, cercando di capire come far funzionare quel corpo estraneo.

Atsushi si agitò, sconvolto. Non era più fatto d’acciaio: c’era carne, e nel petto c’era un cuore.

Un cuore che stava battendo così forte da fargli male.

Il Saniwa lo accompagnò in quei primi istanti, paziente e gentile.

Quella sarebbe stata la sua nuova vita.'



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Titolo: Cuori spezzati
Fandom: Once upon a time
Rating: SAFE
Personaggi: Baelfire, Killian Jones
Prompt: Cuore
Parole: 100
Note: //

testo
 
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Titolo: Cuori spezzati
Fandom: Once upon a time
Rating: SAFE
Personaggi: Baelfire, Killian Jones
Prompt: Cuore
Parole: 100
Note: //

testo

Makub

Mar. 29th, 2025 09:59 pm
kurecchi: (Default)
SECONDA MISSIONE - Simboli e Archetipi
Titolo: Makub
Prompt: Guardiano della Soglia
Rating: SAFE
Warning: Braccia extra, scheletro


kurecchi: (Default)
TERZA MISSIONE - Un nome, una chiave
Titolo: Matsuyami
Prompt: Iniziale del mio nick (M) - Titolo iniziale nick (M) - "nome/i" all'interno de
Rating: NSFW
Personaggi: Mitsuri Kanroji, Original Character, Rengoku Kyojuro (solo alla fine)
Warning: What if?, Demon!Rengoku, Future Demon!Mitsuri, Violenza, Sangue
Note: Matsuyami (ćťľé—‡) – Unione di Matsuri (festival) e Yami (oscurità),
Parole: 6800

Matsuyami [CAP 1] )
kurecchi: (Default)
 SECONDA MISSIONE - Simboli e Archetipi
Titolo: Tra i due litiganti... [CAP 2]
Prompt: Il filo di Arianna
Rating: SAFE (per ora)
Personaggi: Rengoku Kyojuro, Akaza Soyama, Hakuji Soyama
Warning: Modern!AU, Hakuji e Akaza sono gemelli, Inizia la 3some
Parole: 2730

Tra i due litiganti... [CAP 2] )


kurecchi: (Default)
SECONDA MISSIONE - Simboli e Archetipi
Titolo: La porta chiusa
Rating: NSFW
Personaggi: Hakuji Soyama, Akaza Soyama
Warning: Alternative Universe, Incest, Akaza e Hakuji sono gemelli
Prompt: La Porta Chiusa
Parole: 1010
 
La porta chiusa )
kurecchi: (Default)
 PRIMA MISSIONE - TESTO NON NARRATIVO
Titolo: Introduzione ai dispositivi medici per immersioni prolungate
Rating: SAFE
Fandom: Originale
Warning: Hinted Mermaid!AU
Parole: 2110
Note: Roba creata per una mermaid!AU che non ha ancora visto la luce. Ho semplicemente preso i dispositivi creati da me e Mimì e li ho "espansi".


INTRODUZIONE AI DISPOSITIVI MEDICI PER IMMERSIONI PROLUNGATE )
kurecchi: (Default)
 SECONDA MISSIONE - PROMPT ESISTENZIALI
Titolo: Caos Mentale
Prompt: Caos
Rating: SAFE
Fandom: Kuroko no Basket
Personaggi: Shuuzou Nijimura, Shougo Haizaki, Ryouta kise
Warning: future fic
Parole: 920





Caos Mentale )
kurecchi: (Default)
 SECONDA MISSIONE - PROMPT ESISTENZIALI
Titolo: Non era importante
Prompt: Redenzione
Rating: SAFE
Fandom: Pokemon
Personaggi: Matsuba, Minaki
Warning: Angst
Parole: 710


Non era importante )
kurecchi: (Default)

SECONDA MISSIONE - INCIPIT
Titolo: Don’t you dare
Prompt: “Non ti azzardare,” disse tra i denti. (“Don’t you dare,” they hissed through their teeth)Rating: SAFE
Personaggi: Cor Leonis, Loqi Tummelt
Warning: UST
Parole: 1500
Don’t you dare )
kurecchi: (Default)
SECONDA MISSIONE - INCIPIT
Titolo: Tra i due litiganti... [CAP 1]
Prompt: Entrò nella stanza chiedendosi perché lo stesse facendo. (They walked into the room wondering why they were doing it.)
Rating: SAFE
Personaggi: Rengoku Kyojuro, Akaza Soyama, Hakuji Soyama, Tengen Uzui
Warning: Modern!AU, Hakuji e Akaza sono gemelli, Futura 3some
Parole: 1550

Tra i due litiganti... [CAP 1] )

kurecchi: (Default)
PRIMA MISSIONE - LETTERA/DIARIO
Titolo: Rengoku's Diary
Rating: SAFE
Personaggi: Rengoku Kyojuro, (gli altri appaiono solo perché nominati da Rengoku)
Warning: Rengoku Sopravvive, Diario
Parole: 3315
Rengoku's Diary )
kurecchi: (Default)
Prompt: 36. risanamento
Note: 
- Shigemi Hibana è un OC
- Risanamento per come la vita di Shigemi finisce per via dell'attacco di un demone e "guarisce" trovando nei Rengoku una nuova famiglia

Parole: 3210

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Il cielo si era tinto di una piacevole tonalità di viola, e la musica, insieme al chiacchiericcio della festa, era ben udibile anche dalla periferia della città. Si respirava un'aria leggera e di gioia, la sensazione che nulla sarebbe mai potuto andar male, non durante una festività almeno.


Gli Hibana erano una delle famiglie più note per la produzione dei fuochi d'artificio di quel Distretto e, come ogni anno, presenziavano a quella festa con i loro lavori che allietavano tutti gli spettatori, dai più grandi ai più piccoli. E sicuramente, lo spettatore più esigente e curioso era la piccola Shigemi Hibana.


Sin da quando aveva imparato a parlare, la bambina aveva mostrato uno spiccato interesse per il lavoro dei suoi genitori. Lo aveva sempre trovato affascinante e stupendo, e infatti, benché avesse solo sei anni, aveva già iniziato a mettere mano nella creazione di piccole e innocue stelle luminose - anche se suo padre, sicuramente più permissivo della madre, aveva già iniziato a insegnarle le basi per la costruzione dei fuochi d'artificio un po' più complessi.


Shigemi sempre con trepidazione quel tipo di feste e, come ogni volta, correva a cercare il posto migliore per poter osservare non solo il lavoro meticoloso dei suoi genitori, ma anche il risultato che presto avrebbe iniziato a colorare il cielo.


Infatti, senza alcuna cura per il suo nuovo kimono rosa con la fantasia shippou rossa, aveva iniziato ad arrampicarsi su un albero con i rami che pendevano su un tempietto ormai abbandonato.


«Gemi-chan, fai attenzione,» la chiamó sua madre, senza però preoccuparsi di andare a recuperarla - forse perché sapeva che sarebbe stato difficile se non impossibile convincere sua figlia a scendere dalla sua postazione d'onore.


«Non preoccuparti~» cantilenó Shigemi camminando in equilibrio sul tetto del tempietto. «Io non cado mai!»


«Sì, ma stai attenta,» ripeté la donna è Shigemi, ridacchiando, si sedette sul tetto guardando già il cielo con non poca aspettativa.


Lentamente il viola stava lasciando lo spazio ad un colore più scuro e le prime stelle avevano già iniziato a fare capolino in quel cielo rischiarato solo dalla luna.


Mancava ancora un bel po' all'inizio dello spettacolo ma era già impaziente. Inoltre, cosa non meno importante, quando i suoi genitori avrebbero finito di lavorare sarebbero scesi anche loro alla festa e lei non vedeva l'ora di raggiungere tutte quelle altre persone, di comprare delle caramelle e altre delizie.


Ridacchió tra sé e sé, e si voltó per osservare suo padre e sua madre che parlando piano tra loro sistemavano in modo ordinato tutte le loro opere. C'era un ordine ben preciso, le aveva spiegato suo padre, e bisognava essere attenti perché anche se stupendi i fuochi d'artificio erano pericolosi.


Shigemi adorava sentirlo parlare del suo lavoro e amava ancora di più mettersi con lui nel laboratorio della loro dimora a guardarlo mentre armeggiava con acciarini, polvere da sparo e tanto altro.


Aprì bocca, per chiedere quando avrebbero finito e riempirli di altre domande sul funzionamento di ogni singolo artificio, ma tuttavia si ritrovò ben presto a richiuderla, sorpresa quando sentí il tempietto tremare sotto di sé e la porta, chiusa, aprirsi lentamente.


Si trovavano in quella zona perché, come le aveva spiegato sua madre, era disabitata e potevano tranquillamente utilizzarla per far partire lo spettacolo… ma quell'improvviso movimento lasciò tutti spiazzati. Shigemi stessa, dopo un primo momento di stupore, si sporse per vedere cosa stava succedendo ma… non vide niente.


La porta era aperta e la luce della luna illuminava sinistra delle macchie scure sul pavimento in legno del tempietto, ma non fu quello ad attirare il suo sguardo, perché quando alle sue orecchie giunse l'urlo di sua madre si ritrovò ad alzare di scatto la testa. 


Non riusciva a capire cosa stava succedendo ma c'era una terza persona con i suoi genitori, e suo padre era per terra, coricato. Si era sentito male? 


Shigemi balzó in piedi, allarmata. Sua madre era lì accanto alla terza persona sconosciuta. Questa la stava tenendo sollevata per la gola e sua madre di divincolava, ma non urlava più.


Continuava a non capire ma aveva paura. Non sapeva chi fosse quella persona, ma sapeva che suo padre non si stava muovendo e che forse stava male, e che quello sconosciuto stava ferendo sua madre.


Senza pensarci due volte, Shigemi su tolse uno dei suoi zori e con tutta la forza che aveva in corpo lo lanciò contro lo sconosciuto, colpendolo su una spalla.


«Lasciala subito!!» gridò, attirando su di sé l'attenzione dello sconosciuto che, nel voltarsi verso di lei, mostrò due grandi occhi gialli e luminosi.


Shigemi barcolló per la paura, e sobbalzó quando sua madre con uno scattò infilò una delle stelle luminose che aveva sempre con sé nell'occhio di quell'essere. L'essere gridò per il dolore e il sangue iniziò a sgorgare dalla ferita, e anche se la vista fece venire la nausea alla bambina, le bastò sentire la voce debole ma perentoria di sua madre per distogliere lo sguardo.


«Scappa Shigemi! Va via!» le ordinó tossendo e per quanto Shigemi avrebbe voluto rifiutarsi, non lasciarla, sentí di doverlo fare. Non per paura - anche se era terrorizzata - ma perché doveva trovare aiuto. Doveva fare in fretta perché lì qualcosa non stava andando per il verso giusto ed era spaventoso.


Si lanciò di nuovo verso i rami per scendere dal tempietto e scivolò malamente sul tronco, ma strinse ugualmente i denti nonostante i graffi che si era procurata sulle mani.


Cercò per puro istinto sua madre e per poco non gridò quando vide l'essere avventarsi su di lei… senza più nessuna ferita in viso. Aveva visto il sangue però, lo aveva sentito gridare… ma non c'era tempo. Doveva cercare aiuto.


Era come quando suo padre le aveva spiegato che doveva subito cercare un dottore quando qualcuno si faceva male nel laboratorio. Senza se e senza ma.


Iniziò quindi a correre, inciampando e zoppicando a causa dello zori mancante e del terreno pieno di pietroline che, affilate, iniziarono a tagliargli la carne.


Stava correndo verso la città, ma la strada non le sembrava più neanche quella che aveva percorso qualche ora prima. Le sembrava sfocata e sconosciuta, sentiva gli occhi bruciare e il petto scoppiare.


Cadde una, due e tre volte, ma riuscì sempre ad alzarsi seppur con fatica. Aveva rovinato il suo kimono, si era tagliata le mani e le ginocchia, i piedi le pulsavano dolorosamente così come sentiva in bocca un sapore amaro di terra e ferro.


Alla quarta caduta, le sue gambe tremanti le impedirono di rialzarsi. La città era lontana e non sapeva che altro fare per aiutare i suoi genitori. Iniziò allora a urlare, sperando di essere sentita, ma la sua voce ad ogni urlo le sembrava sempre più flebile da quanto le stava mancando il fiato.


Le venne infatti da sorrise e il respiro le si mozzò in gola quando sentì una voce alle sue spalle.


«Ecco dov'eri finita, mocciosa.»


Shigemi non osó voltarsi. Le orecchie le stavano fischiando e il cuore in gola le stava impedendo di continuare a respirare.


«Ichi no kata. Shiranui!» una nuova voce si aggiunse e un lampo rosso, accecante e caldo, sfrecció accanto a Shigemi facendole emettere un verso sorpreso. Solo in quel momento riuscì a voltarsi e a scorgere un haori bianco e rosso, ma… non sapeva chi fosse quella nuova persona. Qualcosa le diceva che la conosceva, ma non riusciva a ricordare, non riusciva neanche più a parlare perché da lì a qualche momento iniziò a sentire gli occhi pesanti e in un attimo solo tutto il mondo divenne nero.



.-.-.-.



Nel riprendere i sensi, Shigemi notó subito che era mattina e che si trovava in un luogo a lei sconosciuto.


Emise un vago lamento nel muoversi e, accanto a lei, qualcuno si mosse rapido gridando e chiamando a gran voce qualcun'altro. Non ci prestò molta attenzione perché tutta la sua concentrazione si era riversata sul tentare di mettersi seduta. 


Si issó sui gomiti e, con un po' di fatica, riuscì nel suo intento. Le girava la testa e sentiva la bocca secca, tutto il suo corpo era dolorante e intorpidito.


Era confusa, ma nella sua testa era ancora ben chiaro ciò che aveva visto e in quell'istante desiderava solo sapere come stavano i suoi genitori. Si guardò attorno, tentando di scorgere qualcosa di familiare di quel luogo, ma neanche qualche secondo dopo dalla porta scorrevole della stanza - rimasta socchiusa fino a quel momento - apparve una donna con un elegante kimono viola scuro, seguita da un bambino più o meno dell'età di Shigemi.


Shigemi si irrigidì in un istante ma le sue spalle si rilassarono subito nel riconoscere la donna.


«Ruka-san!» esclamò cercando di scattare in piedi, felice alla vista di una persona conosciuta. Non riuscì nell'intento e fu la donna, elegante e silenziosa, a raggiungerla sul futon.


Shigemi conosceva sin da quando aveva memoria Ruka Rengoku. Era un'amica di sua madre e, sicuramente, sarebbe stata un grado di dirle come stavano i suoi genitori.


«Non agitarti,» le consiglió Ruka con voce calma. «Sai cosa è successo?»


Shigemi aprì bocca poi scosse la testa. Sapeva cosa era successo ma quel 'cosa' non era tanto chiaro. I suoi genitori erano stati attaccati da un essere strano ma il resto era troppo confuso.


«I… miei genitori…»


«Sono stati attaccati da un demone.»


Demone. 


Quella parola non era nuova per Shigemi. L'aveva sentita altre volte e non era mai stata positiva. 


«Ma stanno… bene?» chiese.


Ruka scosse il capo lentamente.


«Mi dispiace, Shigemi.»


Shigemi non riusciva a capire. Cosa era successo ai suoi genitori? Perché non poteva vederli? Stavano molto male?


Aprì bocca per rivolgerle quelle domande ma un singhiozzo e delle lacrime, spuntate da chissà dove, le impedirono di parlare. Sollevò le mani per asciugarsi le guance e notò solo in quel momento che i palmi erano fasciati con delle bende bianche.


«Ora pensa a riposare, ti faccio portare qualcosa da mangiare,» annunció Ruka con tono comprensivo. «Kyojuro, lasciala riposare e non disturbarla troppo,» riprese rivolgendosi al bambino che l'aveva seguita come un'ombra e che, nel sentirsi interpellato, si mise più dritto.


Shigemi però non li stava più ascoltando, si sentiva stanca e stravolta, e tutto quello che voleva era tornare a casa dai suoi genitori.



.-.-.-.



kurecchi: (Default)
Between twins
Parole: 3220
Prompt: La V



Quando Uzui aveva pagato uno 'spettacolo privato' al Kizuki Private Club a tutti i suoi amici, Rengoku non si sarebbe mai aspettato di trovarsi in quella situazione.

Prima di tutto, la sua stessa presenza in quel luogo era quasi considerabile un errore. Quel night club, dal dubbio intrattenimento, non rientrava nel ‘suo genere di locale’... ma Uzui era stato categorico: voleva che i suoi migliori amici trascorressero una vistosa e indimenticabile serata per il suo addio al celibato.

Cosa che, onestamente, non aveva senso visto che era Tengen quello che doveva sposarsi e passare una serata unica. Uzui però amava sorprendere le persone... e nessuno di loro era realmente in grado di frenarlo in quelle occasioni.

«Io avrò le mie tre mogli, quindi spetta anche a voi un po' di divertimento, così non sarete gelosi!» aveva detto, mostrandosi sordo a tutto il resto... e Kyojuro si era trovato chiuso in una stanza con due gemelli che, battibeccando tra di loro, avevano iniziato a leccargli il cazzo.

Ovviamente Rengoku aveva cercato di impedirlo ma alla fine aveva ceduto a causa del 'senso di colpa', perché quando uno dei due gemelli - quello dai capelli rosa - gli aveva detto di rilassarsi perché ‘stavano solo cercando di fare il loro lavoro', Kyojuro non era riuscito a non pensare al fatto che il suo rifiuto avrebbe potuto metterli nei guai.

Non sapeva come funzionava quel club né se Uzui avesse pagato in anticipo… ma erano dei ragazzi giovani, forse avevano bisogno di quei soldi.

Poteva pagarli lui? Ma… non aveva con sé tanti contanti, e quel luogo gli sembrava davvero costoso.

Si era fatto prendere un poco dal panico e, infine, anche dall'eccitazione perché Tengen sapeva benissimo quanto avesse sempre trovato eccitanti le coppie di gemelli. Era un kink che aveva rivelato al suo amico quando ancora frequentavano l'università e, evidentemente, Uzui non lo aveva mai dimenticato.

Si era quindi arreso e aveva permesso ai gemelli di farlo sedere su una sedia. Gli avevano aperto i pantaloni e, mentre tiravano fuori il suo cazzo, avevano iniziato a discutere su chi avrebbe dovuto fare cosa.

Poteva sembrare una scena divertente e sciocca, ma Kyojuro la stava percependo in modo totalmente diverso: aveva tra le gambe due splendidi ragazzi che stavano decidendo chi tra loro avrebbe dovuto iniziare a leccargli per primo il cazzo, come se fosse una dettaglio di vitale importanza.

Era eccitante, e sicuramente la situazione, insieme alle birre che si era scolato prima di trovarsi rinchiuso in quella sala privata, non lo stava aiutando a restare lucido.

Alla fine, i due gemelli sembravano aver trovato un accordo e avevano iniziato entrambi a percorrere il suo cazzo con la lingua. Si muovevano lenti, alternandosi sui testicoli e sul glande come se fossero abituati a muoversi in quel modo - lo erano, realizzò distrattamente, era il loro lavoro.

Kyojuro riusciva a malapena a trattenere i propri gemiti e non era neanche in grado di distogliere lo sguardo dai volti concentrati dei gemelli che continuavano a leccare il suo pene o a succhiare leggermente qualsiasi centimetro di pelle avessero a disposizione.

Osservava le loro lingue calde e umide saettare fuori dalle loro labbra, e restava anche affascinato dalle loro folte ciglia rosa che si adagiavano sulle loro guance arrossate ogni volta che chiudevano gli occhi... ma più di ogni altra cosa Kyojuro si sentiva quasi senza fiato quando i due alzavano lo sguardo su di lui.

Avevano degli occhi incredibili. Oro come il sole uno e l’altro azzurri come il cielo.

Ogni secondo che passava lo portava sempre più vicino all'orgasmo, e per quanto avrebbe voluto far durare il più possibile quel momento, era certo che non sarebbe stato in grado di resistere oltre.

Infatti tremò quasi violentemente. I suoi muscoli sobbalzarono facendolo irrigidire sulla sedia, dalle sue labbra sfuggì un gemito strozzato, leggermente più alto dei precedenti... e come se i due gemelli avessero compreso le sue intenzioni, si fermarono all'improvviso.

Il gemello dai capelli scuri e gli occhi color del cielo - che sembrava chiamarsi 'Kuji' -, serrò con decisione la mano attorno alla base del suo cazzo per impedirgli di venire, mentre l'altro gemello - che probabilmente si chiamava 'Kaza' - gli rivolse un sorriso quasi felino.

«Mi dispiace~» dichiarò senza però mostrare una vera afflizione. «Ma abbiamo altro in serbo per te~» 

Kyojuro, seppur frustrato dal mancato orgasmo, non poté non tremare per le parole di Kaza. Non sapeva quali accordi avesse preso Uzui né quali fossero le intenzioni dei due, ma era talmente eccitato da non volerci dare peso.

Si alzarono entrambi arretrando di qualche passo per ossevare Rengoku, rimasto seduto sulla sedia.

Kaza si appoggiò con un braccio alla spalla dell'altro, assumendo una posizione rilassata.

Indossavano entrambi dei jeans scuri e stretti, che fasciavano le loro gambe muscolose come una seconda pelle. Il loro petto, ampio e muscoloso, era coperto da un gilet in pelle, talmente attillato che Rengoku penso che ad entrambi sarebbe bastato prendere un respiro un po’ più profondo per far saltare via i bottoni che lo tenevano chiuso.

Avevano entrambi dei tatuaggi geometrici, se così potevano definirsi. Kuji aveva tre linee nere come l’inchiostro che abbracciavano entrambi i suoi avambracci, mentre Kaza portava delle linee blu notte - quasi nere - sulle braccia e probabilmente anche sul torso.

Avevano un qualche significato? Erano veri o finti?

«I pantaloni. Toglili,» ordinò Kuji, con tono fermo e deciso, spezzando il filo dei pensieri di Rengoku e riportandolo alla realtà.

Kyojuro deglutì e, senza pensarci due volte, cercò di eseguire subito l'ordine, scoprendosi ancor più eccitato alla sola idea di non sapere che cosa gli sarebbe successo.

Lasciò i pantaloni sullo schienale della sedia, e si tolse poi anche i boxer quando Kaza gli disse di farlo.

Era imbarazzante trovarsi quasi nudo davanti a due sconosciuti, ma non poteva neanche evitare di trovare quella stessa situazione altrettanto eccitante - il solo fatto di non avere il controllo lo arrapava.

«Non trovi che sia davvero carino, Kuji?» domandò Kaza.

L'altro emise un vago verso d'apprezzamento, squadrandolo da capo a piedi.

«Devi ritenerti fortunato, Kyo~ piaci anche a mio fratello, e lui è sempre così schizzinoso~»

Il diminutivo del suo nome lo stranì per un momento, ma ricordò subito che era stato Uzui a fornire il suo nome in quel modo - almeno aveva avuto la decenza di non dare le sue vere generalità.

Kuji sbuffò e, scostando il fratello, si avvicinò a Rengoku.

«Kyo-san, hai due scelte,» gli disse con tono calmo. Tra i due la sua voce era leggermente più profonda, quasi calda.

«La prima è la 'perquisizione del poliziotto'!» esclamò Kaza. «Mani al muro e gambe larghe. E noi ti perquisiamo con molta attenzione!»

Kyojuro deglutì, ed annuì.

«La… s-seconda?» chiese, schiarendosi la voce.

«Vedi quel letto?» domandò Kuji, indicando con un cenno del capo il lato della stanza. «Ti distenderai lì e ci guarderai mentre ci masturbiamo sopra di te…»

Rengoku tremò da capo a piedi, e tremò visibilmente quando Kaza aggiunse: «Scommetto che ti faremo venire anche senza toccarti~»

Onestamente gli bastava anche solo pensare a quelle due ipotesi per sentirsi vicino all'orgasmo, ed era palese che Uzui avesse dato delle indicazioni su come soddisfarlo.

Avrebbe voluto insultare il suo migliore amico per averlo costretto in quella situazione, ma dall'altra parte si sentiva talmente eccitato da non volersi realmente arrabbiare.

«Che cosa scegli, Kyo?» domandò Kaza.

Kyojuro si leccò inconsciamente le labbra e il suo sguardo corse verso il letto, e quella sembrò essere una risposta più che esaustiva per i due gemelli. Infatti si lasciò guidare dai due sul letto e si sedette sul bordo senza riuscire a commentare.

Sentiva la gola improvvisamente secca e fu quasi tentato dall'iniziare a masturbarsi quando vide Kaza avvicinarsi al fratello. Lo abbracciò da dietro, facendo aderire i loro corpi, e, dopo aver appoggiato il mento sopra la spalla del gemello, portò le mani sugli stretti pantaloni jeans indossati da Kuji.

Il bottone venne fatto scivolare fuori dall'isola e, lentamente, la zip venne spinta verso il basso.

Rengoku seguì quei movimenti volutamente lenti con il cuore in gola e trattenne a malapena un gemito quando Kaza iniziò a far scendere i pantaloni di Kuji lungo i fianchi. Si abbassò con loro, seguendo il percorso tracciato dai muscoli del gemello e, con un sorrisetto compiaciuto, aiutò il fratello a togliergli del tutto.

A quel punto fu il turno di Kuji di aiutare Kaza a spogliarsi, e Kyojuro fu certo di non aver mai visto in tutta la sua vita nulla di più sensuale.

Erano fisicamente identici se si escludevano i capelli, gli occhi e i tatuaggi - fino a quel momento non aveva mai pensato che i tatuaggi potessero essere sexy -, e… imprecò internamente: erano decisamente il suo tipo ideale di ragazzo.

Rimasti con addosso solo dei jockstrap neri e l'attillato gilet in pelle, che accentuava le forme muscolose dei loro corpi, i due gemelli si avvicinarono al letto. Gli tolsero la camicia e, sempre senza parlare, lo fecero scivolare indietro sul letto fino a fargli appoggiare la schiena contro la testiera.

Lo raggiunsero subito dopo sul morbido materasso che si piegò un poco sotto il loro peso, e si sedettero letteralmente sulle cosce di Rengoku. Sembravano due predatori che avevano appena messo in trappola la loro preda, ed erano pronti a giocarci, consci che non se la sarebbero mai lasciata sfuggire.

Fu Kaza il primo a muoversi, facendo leggermente ondeggiare il bacino contro la coscia di Kyojuro.

«Noto che ti piace quello che vedi,» commentò senza nascondere il suo compiacimento. «Mi fai quasi venire voglia di mangiarti.»

«Ricordati che non puoi morderlo, Kaza…» gli ricordò Kuji, sporgendosi in avanti per appoggiare una mano accanto alla testa di Rengoku, come per sorreggersi. Si abbassò fino a sfiorargli l’orecchio con le labbra.

«A meno che…» riprese con voce leggermente più roca. «Kyo-san non voglia essere divorato.»

Rengoku ansimò e strinse i pugni sulle lenzuola. Il respiro caldo di Kuji gli accarezzava l’orecchio e il collo, e non poteva ignorare neanche il fatto di sentire chiaramente i testicoli di Kaza sfregare contro la sua coscia.

«Non mi dispiacerebbe,» ammise Kaza. «Ma non mi dispiacerebbe neanche farmi divorare da lui.»

«Dimmi, Kyo-san… ti piacerebbe mangiare mio fratello?» domandò Kuji, iniziando a sua volta a muovere il bacino.

Kyojuro gemette e si sforzò di non far tremare troppo la voce quando cercò di rispondere.

«Sì,» ammise.

«In tal caso, potrei permetterti di toccarlo se lo desideri,» proseguì Kuji, e come se non avesse aspettato altro, Kaza prese la mano di Rengoku per portarsela alla bocca.

Con un sorrisetto che gli faceva brillare gli occhi color del sole, Kaza iniziò con il baciargli i polpastrelli per poi far saettare fuori dalle sue labbra la lingua per leccare in modo quasi osceno le sue dita e il palmo della mano.

Kyojuro ansimò ancora e, come se le azioni di Kaza non fossero già abbastanza, Kuji si sollevò per scostare di lato il jockstrap e liberare la propria erezione. La strinse con decisione con la mano e iniziò a muoverla lentamente, ansimando direttamente contro l’orecchio di Rengoku.

Si sentiva travolto da quelle sensazioni, incapace di concentrarsi solo su uno dei due gemelli perché l’altro era sempre pronto a battersi per ottenere le sue attenzioni.

Kaza infatti non gli permise di osservare a lungo suo fratello, perché dopo avergli succhiato con attenzione le dita, spinse la mano umida di saliva di Kyojuro tra le proprie gambe, e Rengoku poté sentire l’erezione del gemello dai capelli rosa sotto le sue dita.

Si lasciò guidare dall’istinto e afferrò senza pensarci la stoffa elastica del jockstrap per spostarla di lato ed afferare il cazzo per iniziare a masturbarlo.

Kaza gemette e spinse subito i fianchi verso la sua mano, e Rengoku non poté non assecondare il suo movimento.

«Sembra che a mio fratello piacciano proprio le tue mani,» commentò Kuji con voce ancor più profonda, continuando a muovere la mano sulla sua erezione. «Ma sai, in quanto gemelli… siamo molto competitivi,» aggiunse, leccandogli l’orecchio. Kyojuro inclinò istintivamente il capo per lasciargli più spazio e quasi sobbalzò quando sentì i denti di Kuji stringersi sul suo lobo.

Stavano realmente per mettersi a competere per le sue attenzioni?, si chiese Rengoku trovando quel pensiero altrettanto eccitante.

Le dita di Kuji gli percorsero lo sterno, spostandosi per potergli pizzicare un capezzolo. Kyojuro emise un altro gemito, sorpreso dalla scarica di piacere che si riversò sul suo cazzo.

«Fallo ancora,» suggerì Kaza. «Voglio sentirlo ancora gemere in quel modo,» e Kuji assecondò subito il desiderio di suo fratello, torcendo il capezzolo di Rengoku. Lo tirò verso l’alto per poi massaggiarlo delicatamente con i polpastrelli.

«Ti piace, Kyo-san?» gli chiese Kuji, e Kyojuro mosse il capo, annuendo. Era certo che dalla sua bocca non potessero uscire altro che gemiti in quel momento. 

«Muovi più veloce la mano, Kyo,» lo incoraggiò invece Kaza, e Rengoku cercò di ubbidire.

Gli sembrava assurdo ma gli sembrava che ogni singola parte del suo corpo stesse tremando e che gli bastasse una sola carezza per venire. Il suo cazzo rimbalzava contro il suo ventre ad ogni sussulto e gemito, la punta umida di sperma.

Voleva che lo toccassero. Voleva toccarsi a sua volta. Aveva bisogno di venire.

Cercò di portare la mano libera tra le sue gambe, ma Kuji lo fermò.

«Mi dispiace, Kyo-san,» gli disse con voce bassa, rotta un poco dai gemiti. «Mio fratello vuole che tu vederti venire senza che qualcuno ti tocchi…»

Rengoku ansimò e annuì ancora, come se ogni desiderio dei gemelli fosse legge anche per lui.

«Ma puoi toccare anche me, se lo vuoi,» aggiunse Kuji. Si sedette ancora sulla gamba di Kyojuro e guidò la mano sulla sua erezione. Gli fece premere il palmo contro il cazzo, schiacciandolo contro la pelle sudata della coscia, e Rengoku neanche fece in tempo a comprendere le sue intenzioni che si ritrovò a gemere sorpreso quando Kuji iniziò a muovere i fianchi, sfregando la propria erezione sia sulla coscia che contro la mano di Kyojuro, sfruttando quello spazio che si era creato come se fosse un buco.

Il ritmo di Kuji era deciso e i suoi gemiti, caldi e sensuali, si unirono a quelli del gemello che a sua volta si stava muovendo, scopando la mano di Kyojuro come se non gli importasse altro in quel momento. Aveva tirato il capo indietro, mostrando l’invitante linea del suo collo abbracciata dai tatuaggi.

In netto contrasto con i versi rochi e caldi di Kuji, Kaza gemeva senza alcuna vergogna, pronunciando il suo nomignolo - «Kyo!» -  in modo osceno, e per un momento Rengoku sperò di poterlo sentire usare il suo vero nome.

Perso in quei pensieri e incantato dalla vista di quei due splendidi ragazzi che usavano il suo corpo per trarre piacere, Kyojuro raggiunse l’orgasmo senza poter far nulla per trattenersi o prolungare quel momento.

Il suo corpo si tese, e stringendo con più forza la mano attorno al cazzo di Kaza, lo sentì gridare e aumentare con maggior enfasi i movimenti.

«Kyo… Kyo…» ripeteva con tono lascivo che si fece molto più acuto quando a sua volta raggiunse l’orgasmo.

Kuji sembrò aver atteso solo che suo fratello venisse per riversarsi a sua volta nella coscia e nella mano di Kyojuro, come se il fatto di essere venuto per ultimo fosse una sorta di vittoria in quell’assurda competizione tra gemelli.  

Era… finito?

Kyojuro tenne gli occhi chiusi, ansimando con la bocca aperta per cercare di recuperare fiato e controllo di ogni singolo muscolo del suo corpo. Forse stava esagerando, forse si trattava semplicemente della situazione anomala e nuova nella quale si era trovato… ma si sentiva pronto a giurare di non aver mai provato un orgasmo più intenso di quello.

I due gemelli si allontanarono dal suo corpo dopo qualche minuto dopo essersi a loro volta ripresi dall’orgasmo, e si sedettero sui rispettivi bordi del letto per lasciargli spazio di respirare e di muoversi se lo desiderava.

«Peccato, è già passata la nostra ora insieme,» commentò Kaza con tono stanco e anche sinceramente deluso - Kyojuro non era certo di capire se stesse mentendo o se fosse per davvero dispiaciuto, ma in ogni caso permise al suo ego di gonfiarsi almeno un poco.

Rengoku si mise seduto e scivolò verso la base del letto. Aveva le gambe e la pancia sporche di sperma e, ovviamente, non si sarebbe potuto rivestire in quelle condizioni.

Aprì la bocca e guardò alle sue spalle i due gemelli. Kaza si era alzato e aveva preso una bottiglietta d’acqua da un minifrigo accanto al letto, lanciandone un’altra al fratello.

«Ecco…» esordì nervoso. 

«Il bagno è nella porta sulla sinistra,» gli indicò Kuji, anticipando la sua domanda.

«Oh… grazie,» mormorò Rengoku e, senza aggiungere altro, afferrò i suoi indumenti e si chiuse nel bagno che gli era appena stato indicato.

Fece girare la chiave nella serratura come per proteggersi da quello che si nascondeva dietro la porta, e si appoggiò con la schiena contro di essa. Nascose il viso tra le mani ed emise un verso privo di senso.

Il solo pensare a quello che era appena accaduto gli faceva provare sentimenti fortemente contrastanti. Da una parte avrebbe voluto trovare un fosso per nascondersi al suo interno, mentre dall’altra si sentiva sul punto di masturbarsi ancora come un adolecente arrapato.

«Datti una calmata,» borbottò per cercare di calmarsi.

Doveva darsi una lavata e… andare via. Sperare che il resto dei suoi amici avesse finito, qualsiasi cosa stessero facendo - e non aveva assolutamente intenzione di pensare a quello che Uzui aveva organizzato per Shinazugawa, Tomioka, Himejima e Iguro -, e tornare a casa.

Si raddrizzò e si accostò al lavandino, afferrando uno degli asciugamani lasciati a disposizione per i clienti.

Rengoku si lavò come meglio poteva e, solo quando si ritenne soddisfatto e abbastanza calmo, indossò di nuovo i suoi abiti cercando al tempo stesso di non guardarsi mai allo specchio. Non era certo se si trattasse di imbarazzo o se invece non desiderasse vedere un sorriso da ebete sul suo viso. In ogni caso, evitò accuratamente di guardarsi in qualsiasi superficie riflettente.

Sospirò e, passandosi una mano tra i capelli, uscì dal bagno.

Si aspettava di trovarsi da solo, per quel motivo rimase sorpreso nel vedere i gemelli distesi sul letto. Kaza era praticamente semi disteso sul petto di Kuji, con le gambe intrecciate a quelle del gemello che gli accarezzava la nuca come se fosse un gattino.

Per un momento, Kyojuro desiderò tornare su quel letto, ma riuscì a trattenersi e a puntare lo sguardo sulla porta: la sua via di fuga.

«Io… andrei ora… va bene?» domandò incerto.

«Uzui-san ha già saldato i conti, Kyo-san,» rispose Kuji, continuando a far scorrere la mano tra i capelli rosa del fratello.

«Uhm… grazie,» bofonchiò Rengoku, muovendosi verso la porta.

Doveva dire altro? Era stupido ringraziarli? Non sapeva assolutamente come comportarsi!

«Torna a trovarci presto, Kyo! Devo ancora divorarti~» lo salutò Kaza, e Kyojuro, per quanto volesse realmente fuggire per ritrovare l’equilibrio e il controllo che aveva perso durante quella serata, non riuscì a non rispondere con un sincero: «Alla prossima volta allora!»

Non sapeva con quale faccia o coraggio avrebbe rimesso piede nel Kizuki Private Club, ma… voleva davvero tornarci.

Liberosis

Mar. 26th, 2021 12:21 am
kurecchi: (Default)
Words: 640
Warning: Secret Established Relationship, Fluff
Prompt:
Liberosis: The desire to care less about things.


Kaeya had felt watched ever since he hurriedly left the Dawn Winery to return to Mondstadt. He was used to being the center of attention but somehow those looks were different, so much so that he came to consider the hypothesis that Diluc had left some annoying mark on his chest or neck.


To be honest, Kaeya was partly ready to rule out that hypothesis, because he had looked in the mirror before sneaking out the window to avoid being seen by the Dawn Winery staff, but on the other hand he couldn't be totally sure.


He would have liked to care less about things, but Kaeya knew he was an extremely curious person. He could not ignore it, especially when he was the one directly concerned. It was impossible.


For that reason Kaeya found himself almost forced to go to the only person who, somehow, would never have judged him in the case of some hickey: Lisa.


No one was aware of his relationship with Diluc, not even the librarian, but Kaeya was certain that Lisa wouldn't ask too many questions about his lover's identity.


At the most Lisa would have questioned him to get the 'dirtiest details' of the night of passion just passed. Something that Kaeya would have told her more than willingly, obviously omitting the name of Diluc.


Kaeya still ignored the curious, and sometimes amused, glances of the people he was passing along his path, and sneaked quickly inside the Headquarters. He walked into the library and, after making sure he was alone with Lisa, asked her a simple: «Do I look strange to you?»


Lisa looked at him in surprise at that question.


«Strange, you say?» she repeated looking at him from head to toe. The librarian immediately smiled, clearly showing herself pleased and amused. «You're normal... let's say


That 'let's say' promised nothing good, but never as good as the young woman's expression. Maybe he didn't have any hickey but... there must be something 'wrong' with him.


Kaeya stiffened a little, and tried with a smile not to be nervous... which he found quite difficult to conceal when Lisa nonchalantly asked him: «You know you're wearing Diluc's gloves, right?»


He looked down at his hands, covered in black gloves with red palms. Totally different from those he used to wear because, as Lisa had said, they were precisely those of Diluc.


In his haste to get dressed and leave the Dawn Winery, Kaeya had taken the wrong gloves, and Diluc would have killed him since everyone had seen him with those gloves on.


He sighed and looked at the librarian again.


«I can-»


«Don't you dare say 'I can explain'. The situation is clear enough,» Lisa promptly exclaimed. «I'm deeply disappointed in you. First of all those gloves look terrible with your outfit. And second... how could you not tell me anything?!»


Kaeya smiled nervously, pulling off the gloves to hide them in his pocket. He couldn't help but feel annoyed and even embarrassed, for any other subject he could have laughed at it, but not with his life as a couple with Diluc. It was a private and sensitive subject, and it was impossible for Kaeya not to care.


«There is a thing called privacy, you know


Lisa ignored him, dropping that answer with a wave of her hand.


«I want the details now. You owe them to me, Alberich,» she added, indicating the empty chair beside her with a nod. «And, of course, I promise nothing will come out of this room. But now: speak.»


Kaeya sighed and took a seat next to the librarian, aware that he could no longer escape the explanations the young woman was demanding. After all it was the fault of his inattention.


kurecchi: (Default)

Words: 525
Warning: Established Relationship, Fluff
Prompt: ‘You can’t love someone unless you love yourself first.’ Bullshit. I never loved myself. But you, oh God, I loved you so much I forgot what hating myself felt like.



Kaeya had heard the phrase: "You can’t love someone unless you love yourself first," many times in his life, but he had always considered it bullshit. Or, at the very least, not applicable to himself.


Because Kaeya doubted he would ever be able to love himself. His existence, in fact, was based on lies.


Love and lies were hardly compatible. Kaeya on the other hand had come to Mondstadt as a spy, Khaenri'ha's only and last hope.


He had been forced to pretend to be someone he wasn't, and when Kaeya first tried to be truthful... the weight of all the lies had crushed him - certainly helped by his bad timing.


No. It was impossible for him to love himself.


On the contrary, Kaeya knew he could love someone so much that he was able to forget the hatred and disgust he felt for himself.


Those were the feelings Kaeya had for Diluc. Emotions so strong able to allow him to live almost peacefully with that past that he would hardly ever leave him.


Was it overly romantic? Probably yes, but Kaeya felt he could allow himself that sort of 'peace of mind' from time to time... at least in his thoughts.


Because Diluc was perfect even in his imperfections that complemented everything Kaeya owned.


It was with those thoughts that Kaeya began to slowly take off his glove, without stopping to look him in the eyes.


Neither of them wanted to break that eye contact, not even when the fabric of the glove left Diluc's hand entirely, showing the scars he was used to hiding.


The Delusion had left indelible marks on the skin, once marred only by calluses and small training wounds. A kind of warning that constantly reminded both Diluc and Kaeya of the painful price of that power.


Kaeya showed no curiosity for those scars, but his gestures immediately betrayed his real interest. In fact, with his lips he touched those signs in kisses as light as caresses, going through them one by one as if to study their depth and position.


He continued to kiss Diluc' skin like that, and lifting the sleeve of his shirt slowly went up from the hand to his wrist, in that imaginary path of scars.


Kaeya accepted all of Diluc's scars because Diluc was able to make him forget everything.


Diluc barely held back a sigh but couldn't stop his body from being shaken by a shiver for those delicate but at the same time sensual attention, accompanied from the beginning by Kaeya's gaze chained to his.


Kaeya would watch him for hours. His face increasingly red, his lips parted in frequent sighs, his scarlet eyes half closed. The sweet and relaxing scent of Calla Lily and Lamp Grass. And Kaeya would continue to kiss and touch Diluc without ever being satiated, never wanting to find himself somewhere else.


That was his way of showing his feelings, without speaking but only with small gestures.


Yes, he was more and more convinced: the phrase "You can’t love someone unless you love yourself first" was really bullshit.





Chrysalism

Mar. 26th, 2021 12:14 am
kurecchi: (Default)
Words: 580
Warning: Established Relationship, Fluff
Prompt: Chrysalism: The amniotic tranquility of being indoors during a thunderstorm.

 

-----

The storm was tearing the sky above the Dawn Winery with lightning and lightning. Each thunder made the windows of the estate vibrate ominously, and the explosion of light that followed the fall of lightning even went to illuminate the rooms.


It was the perfect mirror of the stories that Kaeya had heard about Inazuma's Archon as a child.


«Inazuma's Archon is very angry! Inazuma's Archon is very angry! If you go out in the storm, she could catch you and electrocute you!!»


It was a way like any other to keep children from leaving the safety of their homes during downpours and storms. The classic 'bogeyman', used to nurture children's common sense through fears.


Kaeya himself as a child had felt a little intimidated by those fairy tales, he had to admit, but he had always had Diluc next to him and the reassuring warmth of the Dawn Winery to protect him.


The years that had passed, however, had drastically changed every aspect of his life, and was only when Kaeya had re-entered Diluc's life that he felt he could truly appreciate what he had feared he had lost forever.


He had missed the warmth of that house and the constant presence of Diluc, and Kaeya could not help but derive pleasure and serenity from the feeling he felt in being right inside those walls while outside was unleashed with that storm.


And Kaeya also had to admit: there were a lot of little details that made him love those thunderstorms every time.


Such as, for example, returning home completely soaked with Diluc. Which allowed him to shut himself up in the bathroom with his partner to enjoy the relaxing hot water of the bathtub.


Kaeya used to sit on the edge of the tub, with his back half leaning against the wall to keep the balance. His bare legs were immersed in water up to his knees, and between them he welcomed Diluc, completely comfortable.


It was a moment of intimacy, and with a calm but focused expression on his face, Kaeya was accustomed to dedicating himself first to Diluc's thick, unruly hair, washing and combing it very carefully.


Diluc always kept his eyes closed during that treatment. His forehead was relaxed and reflected the sensation of total abandonment of his body, embraced by the water and delicate bubbles of foam.


Deaf to the storm, Kaeya would spend hours and hours watching him, dipping his fingers in that soft hair that smelled of Calla Lilies.


He loved those moments, in which he could pour all his feelings onto the body of his partner without having to express them in words.


He smiled to himself, and after pulling Diluc's hair into a bun, Kaeya patted him lightly on the shoulder.


«Come on, make room for me,» he murmured, moving his legs a little to make his intention clearer.


Diluc groaned, lazily opening his eyes. He was clearly tired from the day's work, but nevertheless he moved just enough to allow Kaeya to slip behind him into the tub.


Their bodies, embraced by the hot water, soon relaxed against each other. And without feeling the real need to wash themselves or to hurry to free the bathroom, Kaeya and Diluc remained in that position for a while, enjoying the mutual closeness and the feeling of security that those four walls were able to donate to both.


They didn't need anything else.


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Fandom: Originale
Words:
595

Prompt: 008. Defensiveness


Alex abituato a stare sulla difensiva.

Era il suo modo di proteggersi dal mondo esterno e da tutte le persone che lo circondavano.

Non si era mai fidato granché del prossimo, complice anche il divorzio dei suoi genitori e il bullismo che aveva caratterizzato la sua vita fino al trasferimento in quella nuova città. Per quel motivo gli era sempre andato più che bene il tenere alte le sue difese... eppure, da quando Andy era entrato nella sua vita quelle convinzioni avevano iniziato a vacillare.

Andy aveva una personalità luminosa, ben diversa dalla sua. Erano come lo yin e lo yang, elementi contrapposti che però non potevano stare l'uno senza l'altro. Come ad esempio i silenzi duri di Alex che venivano immancabilmente equilibrati dalle parole più morbide di Andy.

Senza rendersene conto, Alex aveva iniziato ad abbassare le sue difese quando si trovava fianco a fianco con l'altro ragazzo. Lo reputava 'un amico' oltre che un compagno di squadra nel club di calcio che entrambi frequentavano e, lentamente, quel sentimento di amicizia aveva assunto ben altre sfaccettature.

Emozioni nuove per Alex, abituato a stare solo e sulle sue, a difendersi dal mondo esterno con durezza ed espressioni fredde.

Quei sentimenti erano tanto giusti quando sbagliati. Perché per quanto fossero nati in modo naturale, crescendo e venendo alimentati da partite e cameratismo, e da tutte le uscite di squadra che li vedevano spesso l'uno accanto all'altro, dall'altra parte Alex non era certo di poterli affrontare e di poter 'rendere felice Andy'.

Era strano il pensare alla felicità di un altro essere umano, ma per quanto assurdo gli sembrava anche un qualcosa di naturale, come il respirare.

Sapeva di poterlo nascondere, di potersi difendere anche dai suoi stessi sentimenti... tuttavia era privo di ogni protezione davanti a Andy. Andy con i suoi occhi color del ghiaccio, le mani un po' ruvide per gli allenamenti strette sulle sue e il profumo di fiori di montagna.

«Dammi una possibilità,» il sorriso di Andy era talmente dolce e carico di fiducia che Alex, per qualche attimo, senti quasi le sue convinzioni vacillare.

Sapeva benissimo cosa avrebbe comportato il concedere un'occasione al suo compagno di squadra. Sarebbe stato estremamente bello, Andy lo avrebbe amato e non lo avrebbe mai abbandonato o tradito, perché era di Andy che parlavano e non di una persona qualsiasi.

Poteva abbassare del tutto le sue difese perché il suo compagno sarebbe stato accanto a lui senza alcun ombra di dubbio. E stare insieme sarebbe stato per davvero facile come respirare. Provavano entrambi quei sentimenti e Andy sembrava davvero pronto a passare oltre quei lati oscuri che Alex tentava di nascondere a tutti e con i quali era ormai abituato a convivere.

«Non te ne pentirai,» insistette Andy, spingendo su una sua risposta positiva che, probabilmente, sapeva che sarebbe arrivata.

Alex non si sorprese più di tanto, più volte Andy aveva dimostrato di conoscerlo meglio di chiunque altro. Sapeva andare oltre le sue difese e sembrava accettare ogni suo difetto.

Distolse lo sguardo, tentando un'ultima strenua resistenza oltre la voglia di accettare senza alcuna vergogna i suoi sentimenti, ma Andy sembrò ancora una volta di tutt'altro avviso.

Si sporse verso di lui e gli posò un leggero bacio sulla guancia, accompagnato da un sorrisetto furbo e divertito, con gli occhi stupendi che brillavano di gioia e sicurezza per le sue azioni.

Alex, per quanto volesse continuare a tenere alto quel muro, non poté fare a meno di sentire le spalle più rilassate. Non poteva davvero vincere contro Andy.

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4. Chapter 4

 


Words: 5980

Prompt: 004. Saudade: A deep emotional state of nostalgic or profound melancholic longing for an absent something or someone that one cares for.
Notes: Kaeya is starting to notice what's missing in his life and what's causing him to die. And the word "Saudade" inspired me a lot in writing this chapter



Almost a week had passed since Kaeya's departure from Mondstadt, and in those days he had beaten the three remaining Temples in the region in search of the Abyss Order.


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Smile

Mar. 19th, 2021 06:30 pm
kurecchi: (Default)
 

Fandom: Fire Emblem Three Houses

Personaggi: Dedue Molinaro, Ashe Durant

Rating: SFW

Parole: 830

Prompt: When you smile you knock me out, I fall apart and I thought I was so smart.

 


Ashe era sempre stata una persona particolarmente curiosa. Amava passare del tempo in biblioteca a leggere, parlare con i vecchietti per ascoltare le loro storie oppure origliare quelle dei mercenari, solo ed esclusivamente per catturare più conoscenza possibile.

Tuttavia vi era un argomento in particolare che tutti sembravano evitare: Duscur.

Era una sorta di taboo e, ovviamente, Ashe poteva capire fin troppo bene il motivo di quell’atteggiamento… ma dall’altra parte Ashe aveva più di un motivo per provare curiosità nei confronti di quella terra, e Dedue era uno dei più importanti.

Le poche cose che conosceva sulla terra del suo compagno, infatti, gli erano state raccontate proprio da quest’ultimo, ed avevano acceso in lui un crescente bisogno di conoscenza e di ‘bisogno’.

Perché ogni volta che si parlava di Duscur, gli occhi di Dedue si illuminavano un poco, ed Ashe voleva sapere sempre di più per rendere felice la persona che amava… magari mostrandogli non solo il suo impegno nel voler scoprire sempre di più sulle tradizioni e leggende duscuriane, ma anche sorprenderlo. Forse era 'eccessivamente romantico', ma Ache voleva per davvero vedere gli occhi di Dedue riempirsi di meraviglia, le sue labbra piegarsi verso l'alto e i tratti del suo viso distendersi.

Voleva vederlo brillare di gioia, perché niente al mondo per lui era anche solo lontanamente paragonabile alla felicità del suo compagno.

Sfortunatamente però non conosceva nessun duscuriano disposto ad aiutarlo - escluso Dedue, ovviamente -, e tra i suoi amici e compagni, ben pochi si erano mai interessati a simili dettagli. E, a essere onesto, non poteva dare loro torto.

Prima di tutto era lui quello innamorato di un duscuriano, e come seconda cosa molte delle sue amicizie neanche conoscevano le tradizioni del Fòdlan: figurarsi quelle di una regione che per tanto, troppo tempo era stata vista come nemica. Era una causa persa in partenza.

Ad accorrere in suo aiuto - o meglio: ad approfittare del suo bisogno - fu tuttavia Anna, la mercante.

Era una donna scaltra ma, per la disgrazia delle finanze di Ashe, era anche l'unica in grado di potergli procurare per davvero tutte le informazioni che gli servivano sotto forma di rari e introvabili libri.

Era cara, ma per Dedue era Ashe disposto anche a compiere dei lavoretti secondari. Tutto per quel sorriso.

Perché per quanto Ashe si reputasse intelligente - nella norma, in realtà - gli bastava vedere le labbra del suo compagno piegarsi leggermente verso l’altro, timidamente, per cadere letteralmente al tappeto. Ogni volta che Dedue sorrideva, lui finiva per innamorarsi ancora e ancora del suo partner.

E animato da quelle convinzioni, si ritrovò a divorare letteralmente quei volumi così rari e apprese come una spugna ogni concetto spiegato nero su bianco di quelle pagine... e solo dopo un lungo mese di preparazione - con il tempo che diventava sempre di meno - poté dirsi pronto a mettere in atto il suo piano.

Era la seconda settimana della Luna della Viverna, e Ashe aveva provveduto a tutto. Prima di tutto aveva chiesto a Dimitri - al Re, non doveva dimenticarlo - se almeno per mezza giornata potesse fare a meno di Dedue, il suo secondo in comando, e dinanzi alla risposta positiva del sovrano, Ashe si era premurato di preparare dei piatti tipici di Duscur da poter servire al suo compagno.

Infine, utilizzando come cornice della serra e dei fiori appena sbocciati, Ashe aveva cercato di intrecciare i suoi capelli secondo l'usanza della terra di Dedue e con una sorta di inchiostro - estratto da una pianta - aveva disegnato intricati tatuaggi su entrambe le mani. Non era stato semplice imparare quell'arte e sapeva benissimo che il suo risultato era tutto fuorché preciso, ma aveva fatto del suo meglio per onorare le tradizioni duscuriane e la persona che amava.

Era tutto pronto, mancava solo Dedue che avrebbe sicuramente fatto il suo ingresso nella serra da lì a qualche minuto - spedito in quel luogo dallo stesso Dimitri.

Infatti, Ashe non dovette attendere oltre. Vide prima la sagoma possente del suo compagno oltre il vetro opaco della serra e infine, con la porta che veniva aperta con estrema delicatezza, ad apparire fu Dedue.

Assunse subito un'espressione sorpresa dinanzi ad Ashe e quest'ultimo gli rivolse un sorriso lieto prima di mormorare un: «Buon anniversario, Dedue», con uno stentato dialetto duscuriane che, tuttavia, riuscì nel suo intento.

Il viso del suo compagno si riempì di meraviglia e gioia, i suoi occhi color dell'erba fresca corsero da una parte all'altra, incantati e attratti da tutti quei dettagli tipici della sua terra, per posarsi infine, carichi di affetto, proprio su Ashe.

Fu un bacio quello che lo travolse da lì a qualche istante dopo. Le braccia di Dedue lo strinsero con forza senza però fargli male, e Ashe stesso si ritrovò ad aggrapparsi a lui, insinuando la mano tra i capelli del giovane uomo come per impedirgli di allontanarsi.

Perché Dedue era la persona che amava e non lo avrebbe mai lasciato per niente al mondo.


kurecchi: (Default)
 

3.Chapter 3

(Provisory title)


Words: 5610
Prompt:
There are moments that the words don't reach, there is suffering too terrible to name.




Kaeya had woken up at dawn, with the first timid rays of the sun starting to break through the semi-opaque glass of his bedroom window. He had slept discreetly, without dreams of any kind, surely helped both by fatigue and by the horrible-tasting herbal tea that Barbara had made him drink the night before.


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