Non era importante
Mar. 15th, 2025 09:27 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Prompt: Redenzione
Rating: SAFE
Fandom: Pokemon
Personaggi: Matsuba, Minaki
Warning: Angst
Parole: 710
Il tramonto stava colorando con i suoi caldi toni aranci la città di Amarantopoli e Matsuba si era appena ritirato nella sua dimora, non distante dalla palestra.
Quel giorno aveva sconfitto diversi allenatori e sentiva davvero bisogno di un po’ di meritato riposo.
Aveva infatti iniziato a preparare la cena per sé e i suoi pokémon, che volteggiavano attorno a lui eccitati e affamati, quando il campanello lo distolse dai suoi compiti.
Spense il fornello, lanciando un’occhiata confusa verso l’orologio.
Non stava aspettando nessuno, ma si spostò ugualmente verso l’ingresso per capire chi fosse giunto fin lì.
Matsuba socchiuse l’uscio incrociando lo sguardo con l’ultima persona che avrebbe voluto vedere: Minaki.
Indossava degli abiti stranamente sobri, diversi da quelli appariscenti che era solito portare e che ricordavano terribilmente Suicune, e in viso aveva un’espressione incerta.
Era a disagio e dal suo sguardo, Matsuba, comprese che stava cercando perdono. Il suo.
«Buona sera, Matsuba,» lo salutò piano Minaki, spezzando il silenzio.
Il Capopalestra non rispose lì per lì. C’erano tanti sentimenti ed emozioni che si stavano accavallando l’una sull’altra e che, a fatica, stava cercando di tenere a bada.
«Minaki,» dichiarò dopo qualche momento, optando per un tono calmo. Distaccato.
«Ti disturbo?» chiese Minaki.
«Stavo cucinando la cena.»
Rimase immobile nella sua posizione, facendo quasi da scudo all’ingresso della sua casa. Come se volesse proteggere l’ingresso e non dare idea all’altro che lo stesse invitando.
Il messaggio sembrò arrivare anche a Minaki che non fece alcun accenno a muoversi dalla sua posizione.
«Allora non dovrei disturbarti…»
«Perché sei qui?» sbottò subito il Capopalestra, forse con tono più nervoso di quanto volesse.
Pur sapendo già la risposta, desiderava sentirla con le sue stesse orecchie. Era masochista da parte sua, ma ne sentiva il bisogno.
Egoisticamente voleva vederlo strisciare. Vedere fin dove si sarebbe abbassato per redimersi.
«Chiederti… scusa,» iniziò Minaki. «Per essermene andato,» aggiunse, cambiando il peso da una gamba all’altra.
Matsuba non rispose ma la sua mano si era stretta sul legno della porta fino a far diventare bianche le nocche.
«Volevo solo inseguire il mio sogno, il resto non… non mi era sembrato importante in quel momento…»
L'affermazione di Minaki rimbombò subito nelle orecchie di Matsuba.
Il Capopalestra sapeva che quelle erano le scuse che aveva desiderato per oltre un anno, ma quell’affermazione aveva fatto scattare qualcos’altro in lui… e tutto quello che voleva fare era urlargli contro.
Che cosa non gli era sembrato importante? La loro relazione? Il fatto che lo avesse lasciato nel cuore della notte con un semplice bigliettino?
Che cosa?
Matsuba non lo avrebbe mai fermato dall'inseguire i suoi sogni, non gli avrebbe mai e poi mai impedito di partire per quel viaggio di ricerca di Suicune... ma Minaki aveva scelto di fare il codardo e di abbandonarlo senza affrontare il discorso.
Tuttavia, per quanto Matsuba volesse gridare, sfogarsi e sbattergli la porta in faccia... la sua bocca rimase chiusa e i suoi muscoli paralizzati sul posto.
Era arrabbiato e ferito, ma non riusciva ad esternare quei sentimenti. Li sentiva ribollire nel petto ma non riusciva a togliersi la maschera che aveva indossato in tutti quei mesi e che lo aveva protetto dal breakdown.
Chiuse gli occhi e sospirò, e quando riuscì a parlare la sua voce era calma seppur palesemente ferita.
«Per me tutto quello che ci riguardava era importante,» disse lentamente.
«Mi dispiace... davvero...»
«Non sono ancora pronto a perdonarti.»
Le parole uscirono a fatica dalla sua bocca, taglienti e dal sapore amaro.
Minaki abbassò il capo.
«Capisco... posso tornare domani?» domandò poi, lasciando trasparire una nota di speranza nella voce.
Matsuba ci pensò per un momento poi scosse il capo.
«Preferirei di no… ma non sono stato in grado di farti rimanere al mio fianco e dubito di poterti impedire di tornare qui,» rispose chiudendo la porta per far sparire il viso di Minaki e cancellare quell’espressione triste che sembrava supplicarlo di dargli un’altra opportunità. La possibilità di redimersi ai suoi occhi.
Il Capopalestra scivolò contro l’uscio, nascondendo il viso nella calda sciarpa che teneva avvolta attorno al collo.
Per la prima volta nella sua vita, Matsuba non sapeva che cosa fare.