Tyche

Feb. 20th, 2020 02:00 pm
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Fandom: Final Fantasy XV

Personaggi: Loqi Tummelt, Cor Leonis

Rating: SFW

Parole: 2000

Prompt: Cucciolanza

Note:

  1. I limiti fanno schifo e l'ho dovuta tagliare.

  2. Non betata.


Era stata la capsula eiettabile a salvargli ancora una volta la vita quando tutti i sistemi del suo blindato avevano deciso di andare in avaria, forse surriscaldati da quel combattimento contro i daemon che andava avanti da ormai ore.

Aveva fatto del suo meglio Loqi Tummelt. Aveva salvato la nipote dell'Imperatore, l'ultimo baluardo di speranza per la rinascita di Niflheim, ed aveva creato un diversivo per permettere ad Aranea di allontanarsi senza essere braccata da quei mostri.

Lo aveva fatto per la gloria dell'Impero, per ciò che aveva rappresentato per lui e per la sua famiglia e non per quello che era diventato in quegli ultimi vent'anni. Era stato per un bene superiore.

Uscì quasi indenne dalla capsula di salvataggio - qualche graffio era inevitabile - che era atterrata sul tetto di uno degli alti palazzi della capitale ormai deserta. L'ultima nave di soccorso era partita con Aranea e a quel punto di Gralea non rimaneva altro se non una città fantasma, animata solamente dai versi animaleschi dei daemon.

Non aveva più nessuna via di fuga, ma non rimpiangeva il non essere andato via con la mercenaria e la nipote dell'Imperatore. Loqi, d'altro canto, sapeva benissimo che non avrebbe trovato posto a Lucis né in altri posti.

Gralea e Niflheim erano la sua casa e non l'avrebbe abbandonata. Come il capitano di una mano, anche lui sarebbe affondato con l'Impero.

Ovviamente, si disse assicurandosi la pistola al fianco, sarebbe morto solo dopo aver combattuto fino allo stremo delle forze: non sarebbe stato da lui arrendersi.

Buttò giù la porta che separava quella terrazza dall'interno del palazzo e vi entrò all'interno, tendendo le orecchie per carpire ogni rumore minaccioso o sospetto.

Percorse qualche rampa di scale senza trovare ovviamente tracce di vita e, forse più per rallentare l'inevitabile, decide si sfondare la porta di uno degli appartamenti per cercare cibo e riparo.

"Chissà quanto riuscirò a resistere", si domandò con tono quasi ironico, "se reggo per un anno potrò definirmi anche io Immortale. Vedrai Leonis, il mio nome diventerà la vera leggenda. Mica il tuo!"




Fu la mattina che Loqi, nel girare tra i palazzi - saltando da una scala anti-incendio all'altra -, sentì un rumore per così dire anomalo.

I versi dei daemon, ai quali si era ormai abituato, si erano sopiti un poco con l'arrivo di quelle ormai esigue ore di sole per quel motivo gli risultò estramamente facile avvertire un pianto levarsi nel silenzio di Gralea.

Lì per lì pensò ad un'allucinazione, ma il suo istinto lo spinse ugualmente verso i piani alti del palazzo nel quale era appena entrato. Piano dopo piano, il pianto si fece sempre più forte, e ben presto scoprì un qualcosa alla quale non era preparato.

Cadaveri freschi.

Era abituato alla vista della morte, ma l'idea di non essere stato lì per per proteggere quelle persone, per aiutarle a salire sull'aeronave, gli fece stringere lo stomaco.

Erano un uomo e una donna, giovani, sbranati sicuramente da qualche daemon che era scomparso con i deboli raggi del sole.

Il pianto a quel punto era ormai più reale e vivo, ed entrando nell'appartamento, non poté non individuarne la provenienza da dietro una porta chiusa, con la chiave ancora nella serratura. Forse, si disse, quello era stato l'ultimo disperato gesto di quei due.

La aprì e, trattenendo il respiro, trovò forse l'ultimo sopravvissuto li a Gralea. Un neonato di pochissimi mesi che si dimenava con i pugnetti all'aria.

Non era pratico di bambini, ma pur di farlo smettere gli venne spontaneo prenderlo in braccio.

«Su su, piantala Bestiolina. Ora ci sono io qui», borbottò, cullandolo un po' goffamente, «immagino che tu abbia fame o che te la sia fatta addosso. I neonati non fanno altro che mangiare, dormire ed espellere», aggiunse guardandosi attorno.

Dalle borse riposte ordinatamente vicino alla porta, sembrava che la coppia fosse in procinto di fuggire quando era stata attaccata, e quelle probabilmente erano le 'scorte' per il neonato.

«Sei stato sfortunato», commentò, continuando a far saltellare il bambino tra le braccia per farlo calmare, cercando di riordinare rapidamente le idee su come comportarsi in quel frangente.

Prima di tutto, la priorità era quella di far smettere quel neonato di piangere. Quelle strilla erano troppo acute e gli impedivano di pensare.

Ci mise una buona mezz'ora per riuscire a cambiarlo e a preparargli del latte in polvere, e solo dopo quel pasto, la mocciosetta - perché era una femmina - sembrò volersi placare del tutto.

Stremato, si sedette sul divano del modesto salotto dell'appartamento.

Si chiese stupidamente: "Che cosa faccio ora?", perché ad essere onesti aveva già una risposta, ed era sia la più ovvia che la più difficile da attuare.

Un conto era morire lui lì, da solo, un altro era costringere quella creaturina a patire la sua stessa condanna.

In qualche modo, non sapeva ancora come, avrebbe lasciato Gralea e avrebbe portato quella Bestiolina dove vi era ancora vita.




Non era stato facile per Loqi riuscire a infiltrarsi all'interno dell'aeroporto di Gralea con la Bestiolina appesa in petto con un marsupio e le spalle pesanti per i beni di prima necessità utili a farla sopravvivere, ma alla fine era riuscito nel suo intento.

Sapeva già dal principio che non sarebbe stato semplice trovare un mezzo funzionante e adatto ad un viaggio lungo come quello tra Niflheim a Lucis, ma doveva pur sempre tentare.

«Sei stata fortunata a trovarmi, Bestiolina. Quindi cerca di funzionare ancora e di farmi trovare un mezzo di trasporto», commentò accarezzandole la testa semi pelata, come se quello potesse realmente portargli fortuna.

Non era un tipo eccessivamente superstizioso, ma quando trovò effettivamente un cargo da trasporto merci in buone condizioni, si sentì quasi pronto a credere ad un'ipotetica Dea Bendata della Fortuna.

«Allora sei davvero una Bestiolina Fortunata!», esclamò divertito e sinceramente sollevato, impegnandosi sin da subito per studiare più a fondo il mezzo. Era un modello vecchio, utilizzato ormai solo per il trasporto di merci di basso valore, che da quel primo sopralluogo più approfondito sembrò avere il pieno di carburante e un leggero problema in uno dei portelloni laterali, cosa che probabilmente era stata la causa di quell'abbandono.

Caricó i bagagli, e dopo aver aperto l'hangar poté mettere in moto il mezzo, prendendo subito la rotta di Tenebrae. Vi era una piccola possibilità che Aranea si trovasse ancora lì ed era pronto a raggiungerla.

Accarezzò la testa della neonata addormentata contro il suo petto, e sospirò.

Si era mosso di impulso e in quel momento di apparente quiete, mentre volava fuori da Gralea, non poté fare a meno di pensarci. Era passato dal volersi sacrificare e morire per l'Impero a tentare il tutto e per tutto pur di salvare quella creaturina, che non si meritava di morire così presto. Era la cosa più giusta da fare.




Dopo aver trovato Tenebrae vuota, Loqi prese subito la via per Altissia, spingendo al massimo i motori del mezzo. Avrebbe fatto lì una piccola sosta per riposare e soprattutto cambiare e nutrire la neonata.

Era impensabile il poter affrontare quel viaggio senza fermate e senza prendersi cura della Bestiolina Fortunata, e Altissia gli era parsa la scelta migliore.

Vi arrivò per sera, o almeno lo era per il suo orologio visto che erano calate le tenebre da ormai ore. 

«Siamo arrivati», annunciò alla neonata che stava sbrodolando sulla sua divisa, «ora ti preparo da mangiare. Anzi, prima ti cambio. Ci ho messo 15 minuti stamattina, vediamo se riesco a farlo più veloce?»

Aveva iniziato a chiacchierare spesso con la creaturina, in risposta riceveva solo vaghi versi senza senso, ma era piacevole poter parlare con qualcuno.

In ogni caso, riuscì a cambiarla in ben 8 minuti. Aveva segnato un nuovo record e non mancò di farlo presente alla neonata che, palesemente più a suo agio con il pannolino pulito, emise un verso gioioso.

Aveva sempre detestato i bambini e, onestamente, Loqi credeva che fosse un sentimento reciproco. Ma gli erano bastate quelle ventiquattr'ore in compagnia di quella Bestiolina Fortunata per fargli in parte cambiare idea, almeno su quella neonata.

«A Lucis, sicuramente, ti troveranno dei genitori affidatari», le disse, «magari avrai dei fratelli. Ma tu sei di Niflheim e non ti farai mettere sotto. Giusto?»

Continuò a chiacchierare anche mentre le dava da mangiare, proseguendo poi con storie e brevi racconti anche durante il resto del viaggio.

«E pare che Cor Leonis sia uscito vivo dalla tana di questo Gilgamesh. Che sia stato l'unico, mi capisci? Per me questo Gilgamesh è sopravvalutato», esclamò, ad una certa imponendosi infine il silenzio nel notare che la neonata si era finalmente addormentata.

Le lanciò una breve occhiata per poi riportare lo sguardo sull'orizzonte, cercando di ignorare quello strano peso che si stava creando sul suo stomaco.




Giunse a Lucis alle prime luci dell'ormai breve alba, decidendo di atterrare nel primo luogo utile anche a causa del carburante ormai agli sgoccioli. Conosceva la conformazione di quella terra e la sua geografia ed era impensabile cercare di raggiungere un ipotetico centro abitato a piedi.

Tentó quindi di sfruttare la radio e di lanciare la sua posizione nella speranza che qualcuno, magari la stessa Aranea, venisse a recuperarlo.

Attese paziente, barricandosi all'interno del mezzo quando i versi dei primi daemon iniziarono a farsi più forti.

Era armato ma aveva con sé una neonata, non poteva combattere liberamente.

Continuò a inviare la sua posizione e qualche ora dopo sentì finalmente un rumore diverso da quello dei daemon: una macchina.

«Ancora una volta sei una Bestiolina Fortunata», commentó alla neonata, «ora sei decisamente salva».

Tuttavia si sentí pronto a rimangiarsi tutto quando vide il viso del loro 'salvatore': Cor Leonis.

Emise un lamento ma non era il momento - e forse non lo sarebbe più stato - per cercare di ucciderlo.

«Finalmente sei arrivato», lo accolse senza però nascondere il suo nervosismo.

Cor lo fissò sorpreso ma sembrò non commentare.

«Il messaggio era tuo, quindi», disse però, allungando la mano per afferrare i bagagli di Loqi, lanciando più di un'occhiata prima alla neonata e poi allo stesso giovane uomo.

Loqi non rispose, scendendo dal mezzo con attenzione. Si sentiva a disagio in presenza di Cor, lo aveva considerato la sua nemesi per gran parte della sua vita, e vederlo lì come unica salvezza era strano.

Si sedette sulla macchina pensieroso, cullando distrattamente la Bestiolina, e mantenendo il silenzio anche quando Cor si sedette accanto a lui per rimettersi in viaggio.

«… è tua figlia?», domandò ad una certa l'uomo, forse incapace di nascondere la curiosità.

«No», tagliò corto, costringendosi però poi ad una breve spiegazione, «non ero neanche intenzionato a venire qui, ma l'ho trovata per caso e ho deciso di salvarla. Portarla a Lucis era la scelta più logica».

«Comprendo», annuì Cor.

Calò di nuovo il silenzio, e Loqi non poté non sentire il peso sul suo stomaco farsi sempre più pesante. Non era certo fosse per via della presenza dell'Immortale perché aveva avvertito quel disagio anche prima di vederlo, e ragionandoci su scoprì che a dargli fastidio era l'idea di lasciare quella neonata nelle mani di qualcuno di Lucis.

Era innegabile che si fosse affezionato a lei in quelle quarantott'ore, ma voleva davvero… tenerla? Si acciglió.

Loqi le aveva salvato la vita ma, dall'altra parte, anche quella Bestiolina aveva fatto lo stesso. Erano in qualche modo legati.

Abbassò lo sguardo sulla neonata addormentata, prendendo su due piedi la sua decisione.

«In ogni caso, ora è mia», aggiunse deciso ma con un tono quasi infantile, «non la lascio mica nelle mani del primo tipo di Lucis che vedo».

Cor accennò un sorriso senza però commentare. Né Leonis né tanto meno Loqi lo potevano sospettare - e quest'ultimo l'avrebbe rifiutato fino allo stremo - , ma da lì ad un anno, Loqi avrebbe effettivamente affidato la piccola al 'primo tipo di Lucis che aveva visto', perché in qualche modo lui, Cor e Tyche - quello era il nome che aveva dato alla Bestiolina Fortunata - erano diventati una  famiglia.

Strana e decisamente inaspettata, ma pur sempre la sua famiglia.

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