In buone mani
Feb. 25th, 2020 11:14 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Fire Emblem Three Houses
Personaggi: Judith von Daphnel (presenti: Claude von Riegan, Byleth Eisner)
Rating: SAFE
Parole: 600
Prompt: Il Bagatto
Note:
Ambientata nella route dei Golden Deer. Una battaglia randomica.
Judith vuole bene a Claude. Ed è palese che Claude si stia dando un sacco da fare çAç
Ho interpretato il tarocco del Bagatto seguendo questa frase: "Il Bagatto dunque rappresenta un uomo sicuro e determinato nel significato divinatorio positivo.", che sembra palesemente scritta per Claude e per il suo impegno ma anche per come lo vedono gli altri, come il questo caso Judith.
Era stata una battaglia pesante e non senza perdite, e per quanto Claude fosse riuscito a mantenere il sangue freddo e l’ordine tra le fila dell'Alleanza, era stato difficile anche per lui non avvertire la crescente stanchezza.
Aveva fatto buon viso a cattivo gioco. Si era dimostrato un uomo maturo nel piangere i caduti, ma anche una persona capace di volgere il suo sguardo non solo al futuro ma di saperlo portare pure al presente nella sua scelta di festeggiare ugualmente la vittoria. E solo alla fine, quando era rimasto con accanto le persone più fidate della sua piccola cerchia , si era permesso di mostrare la debolezza del suo corpo.
Era crollato, letteralmente, sul tavolo della Sala delle Riunioni ed aveva sollevato non poche esclamazioni di terrore nei pochi presenti. Era stato un falso allarme, ma la paura che avevano provato era stata reale.
La stessa Judith, che aveva visto innumerevoli battaglie e tolto la vita ad altrettanti guerrieri, aveva provato una sorta di vuoto all’altezza dello stomaco nel vederlo privo di sensi. Una sensazione talmente fastidiosa da non essersi attenuata neanche dopo qualche ora.
Per quel motivo si era spinta fino all’infermeria, nella quale avevano deciso di far riposare lì Claude anziché portarlo nei suoi alloggi, un modo come un altro per 'difenderlo' dai vari rumori molesti dei suoi vicini di camera. Si era mossa con la certezza che quel senso di malessere l’avrebbe abbandonata del tutto nell’accertarsi di persona delle condizioni del giovane uomo.
Rimase ad osservarlo per qualche minuto, studiandone il respiro regolare e l’espressione rilassata. Era un ragazzo normalissimo, eppure sulle sue spalle gravava un enorme peso.
La forza di volontà di Claude, la creatività e le abilità, lo avevano portato ad essere un giovane uomo rispettato e determinato. Una figura positiva, ispiratrice di fiducia nonostante i suoi continui scherzi e le folli strategie.
Judith lo stimava, non poteva negarlo.
Sospirò a quel punto, lasciando correre effettivamente via tutta la tensione.
«Odio l'idea di perderti, piccoletto», ammise tra sé e sé la donna, «quindi cerca di non combinare altri disastri», aggiunse, scostando i capelli dalla fronte di Claude. Un gesto delicato, quasi inusuale per lei, ma che le sembrò talmente naturale da non metterla neanche in allarme su quei sentimenti d’affetto che la legavano al giovane leader dell’Alleanza.
Piegò le labbra in un mezzo sorrisetto, insultandosi mentalmente - ma senza neanche essere troppo dura con se stessa - per aver permesso a Claude di diventare tanto importante non solo per lei, ma anche per tutte quelle persone che, in un modo o nell’altro, avevano deciso di schierarsi dalla parte dell’Alleanza in quella guerra.
Si allontanò dal letto silenziosa, lasciando il giovane uomo al suo meritato sonno ristoratore, ritrovandosi però a sussultare quando, nel voltarsi per abbandonare la stanza, si scontrò con i chiari occhi verdi di Byleth.
Si scrutarono per qualche istante. Byleth era l’alleata più preziosa di Claude, e Judith, incapace di scorgere una reale minaccia nella sua presenza in quella camera, si sentì addirittura in grado di rivolgerle un nuovo sorrisetto. La affiancò, posandole la mano sulla spalla.
«Lo affido a te, prof», dichiarò facendo poi un passo verso la porta, per poter abbandonare la stanza .
Non aveva bisogno di ricevere risposte da parte dell’altra donna, perché le era bastato incrociare anche solo per un istante i suoi occhi per sapere di aver lasciato aver lasciato il piccoletto nelle mani giuste. Perché quelle chiare iridi verdi potevano anche apparire inespressive, ma quando si parlava di Claude quello sguardo sembrava quasi illuminarsi e riempirsi di vita.
Il piccolo Claude era in buone mani.