Rating: NSFW
Personaggi: Yande, Leste
Parole: 1105
Fu con dei baci sul collo e sulla spalla che Yande venne strappato al suo sonno. Erano leggeri, quasi pigri, ma troppo frequenti e 'mirati' per poter essere definiti causali.
Qualcuno stava cercando chiaramente di svegliarlo - con ottimi risultati - e Yande suo malgrado, sapeva anche l'identità di quel 'qualcuno'.
Proprio per quel motivo si sforzò di tenere gli occhi chiusi e di cercare al tempo stesso di mantenere in viso un'espressione neutra e rilassata, perché la nottata di sesso appena trascorsa aveva già guadagnato il titolo di 'errore numero uno del mese' e, sinceramente, Yande non voleva far salire i suoi errori mensili a due.
Fare sesso con Leste dell'Orologio non era stato deludente, tutt'altro in realtà, ma non era un'esperienza che intendeva ripetere tanto presto - cosa che poteva sembrare quasi scontata vista l'erezione mattutina del più giovane che premeva contro il suo fianco.
Yande non sapeva, in tutta onestà, che cosa gli fosse saltato in mente la sera prima. Aveva sempre messo in chiaro la sua posizione nei confronti di quel ragazzino, eppure era ugualmente cascato nella sua trappola.
Era stato bravo, quello doveva ammetterlo. Leste era stato paziente e lo aveva sedotto poco a poco, fino a farlo capitolare in quel modo. Lo aveva portato ad un punto nel quale il desiderio di possederlo era stato più forte dei principi ai quali Yande era solito appellarsi, ed era stato 'intenso'. Il corpo di Leste si era dimostrato perfettamente compatibile con il suo, e quello sfortunatamente non aveva reso le cose più semplici per Yande. Perché aveva l'assoluta certezza che quel livello di compatibilità era solo un trucco, un abile inganno di Leste per attirarlo nella sua tela di ragno.
Una dolce trappola, caratterizzata da un corpo caldo e accogliente, da baci e carezze intime... troppo perfetto per essere vero. E a mente lucida Yande poteva dichiarare tranquillamente, ma con un po' di imbarazzo, che Leste poteva aver vinto quella battaglia, ma non la guerra.
Per quel motivo, nonostante i continui bacetti del più giovane, Yande si impose di mantenere la sua posizione.
Si sarebbe stancato, prima o poi - o almeno sperava.
I baci però continuarono, delicati e quasi giocosi, e per quanto Yande fosse fermamente convinto della sua presa di posizione, non poteva fare niente per placare le reazioni del suo corpo che era ormai sveglio e reattivo tanto quanto la sua mente.
«So che sei sveglio», mormorò Leste, con tono divertito, salendogli letteralmente a cavalcioni, «il tuo respiro è diverso», gli fece presente, muovendo il bacino piano per far scontrare la sua erezione con quella di Yande.
Quest'ultimo si costrinse a sospirare, soffiando rumorosamente con il naso. Aprì gli occhi, cercando di assumere un'espressione contrariata.
«Speravo che tu la smettessi», ammise.
Leste ridacchiò. Aveva una risata musicale, e quella era un'altra delle sue trappole.
«Hai ancora tanto da imparare sul sottoscritto», mormorò, piegandosi per rubargli un bacio a fior di labbra. Un tocco casto e tenero, in netto contrasto con i continui movimenti del bacino. Yande, infatti, non riuscì a trattenersi dall'emettere un altro sospiro, simile ad un mugugno.
«E se non volessi imparare niente sul tuo conto?», ribatté, portando le mani sui fianchi esili del giovane senza sapere esattamente se voleva o meno fermarlo. Al tatto, la pelle di Leste era morbida e calda come la notte prima.
«Non è forse un po' troppo tardi? Siamo già 'intimi' d'altro canto».
Le sue labbra continuarono a sfiorare quelle di Yande, delicate ed invitanti.
Yande avrebbe voluto rispondere per le rime, mettere le distanze tra loro e ritenere quella questione 'chiusa' - Leste, d'altro canto, aveva ottenuto quello che voleva la notte prima -, ma in quel preciso istante tutte le sue convinzioni sembravano quasi voler venire meno. Che fine aveva fatto il 'non voler far salire a due gli errori mensili'?
Forse il secondo errore lo aveva già commesso permettendo a Leste di restare a dormire lì con lui, ma Yande non era tipo da scacciare i suoi amanti la notte stessa - e neanche il mattino dopo, a quanto pareva.
«Quindi... ci prendiamo cura dei nostri due piccoli problemi e poi andiamo a fare colazione, oppure vuoi di nuovo fingere di dormire?», incalzò Leste, e Yande sospirò ancora prima di sciogliere le sue labbra in un mezzo sorriso.
«Non sono tanto piccoli, ma qualcosa si può fare visto che siamo già qui», accettò, allontanando le mani dai fianchi di Leste, portandole sulle loro due erezioni. Le chiuse entrambe in un unico pugno, e il più giovane sembrò cogliere al volo quell'invito, infatti iniziò sin da subito a muovere il bacino venendo prontamente imitato da Yande.
I gemiti di Leste erano musicali, come la sua risata, e Yande per un momento si perse nell'osservare le espressioni del più giovane. Tutto di quel ragazzino era una minaccia. Era sensuale e malizioso, ma soprattutto era intelligente. Sapeva utilizzare tutte le armi a sua disposizione, dalla magia a quel suo corpo che aveva già catturato parecchi amanti.
A Yande non piaceva l'idea di essere diventato un'altra ipotetica tacca sulla cintura di Leste, ma era ormai troppo tardi per provare pentimento o per tirarsi indietro. Poteva solamente trarre il maggior piacere da quei momenti.
Strinse infatti con più sicurezza la presa sulle loro erezioni, muovendo il bacino per far sfregare il suo sesso contro quello di Leste.
I loro movimenti si fecero presto frenetici, accompagnati da languidi baci e da alti gemiti che andavano a scaldare l'aria di quella stanza che già odorava di sesso. L'orgasmo giunse neanche qualche minuto dopo, forse un po' troppo velocemente, ma altrettanto intenso - tipico di quegli sfoghi mattutini.
Scosso dal piacere appena provato, Leste crollò pigramente contro il petto di Yande, mentre quest'ultimo con il fiato ancora corto, si impegnò per far sparire le fastidiose tracce di sperma con un piccolo ma utile incantesimo.
«Mh... quello è utile. Dovrai insegnarmelo», mormorò divertito Leste, sfregando le labbra sui pettorali muscolosi di Yande. Sembrava quasi un gatto in quell'istante, e il più grande dovette trattenersi dall'iniziare a grattargli la nuca come avrebbe fatto con un felino.
«Vedremo», rispose chiudendo gli occhi, cercando un momento di pace e di equilibrio per poter affrontare il resto della giornata.
«Yande... non dormire, mi devi ancora una colazione», gli fece presente l'altro palesemente divertito.
Yande piegò le labbra in un piccolo sorriso senza però riaprire gli occhi.
«Vedremo», ripeté ancora, con tono tranquillo e senza dare troppo peso a tutte le implicazioni di quella sua risposta.
Non aveva l'abilità di predire il futuro, e giunto a quel punto poteva solo prendere senza troppe lamentele ciò che la vita gli avrebbe offerto.