La cosa giusta da fare
Feb. 24th, 2021 06:12 pmFandom: Genshin Impact
Personaggi: Klee, Razor, Diluc (e Kaeya sul finale)
Rating: SFW
Parole: 3455
Note:
All’inizio della fic Razor è senza una famiglia ‘umana’ e alla fine, in un certo qual modo, ne trova una XD Quindi è ‘diviso’ all’inizio e ‘unito’ alla fine XD
Quando Klee aveva trovato Razor disteso per terra, circondato dai lupacchiotti uggiolanti, aveva subito capito che qualcosa non andava.
Generalmente non lo trovava mai nella 'sua tana', ma in giro per il Wolvendom a cacciare o a proteggere i confini dalle persone cattive. Di conseguenza, doveva per forza essere successo qualcosa.
Raggiunse il capezzale dell'amico, chiamandolo con voce incerta come per non spaventarlo - o per non far agitare i cuccioli.
«Razor?»
Non ottenne risposta, e sempre più preoccupata si chinò accanto a lui per studiarne il viso.
Stava chiaramente dormendo ma non sembrava tranquillo. Infatti era pallido e sudato, con le sopracciglia aggrottate in un'espressione di dolore, e il respiro debole e affaticato.
Allungò timidamente la mano per toccargli il viso, ritirandola subito quando i lupacchiotti ringhiarono come per avvisarla di non far del male al loro fratellone.
«Voglio aiutare,» pigolò senza riuscire a nascondere la preoccupazione. Non le piaceva per niente quello che stava vedendo e la cosa la stava facendo agitare più di quanto volesse.
I cuccioli sembrarono comprendere le sue intenzioni e si calmarono - Razor le aveva più volte detto che i lupi ormai la consideravano una sorta di 'membro del branco', almeno fino a quando non faceva esplodere qualcosa -, cosa le permise di appoggiare la manina sulla fronte del suo amico.
Era bollente. Calda tanto quanto una delle sue bombe.
Klee non era un'esperta ma in un certo qual modo sapeva cosa stava succedendo perché anche lei una volta era stata tanto male e aveva avuto la febbre. Ricordava di aver sudato tantissimo, sentito freddo e caldo contemporaneamente, e addirittura non riusciva neanche a respirare normalmente.
Era una cosa brutta e quell'esperienza la spinse a concludere che Razor dovesse avere di sicuro la febbre.
Cercò di pensare rapidamente a come comportarsi, e di ricordare quello che era stato fatto a lei.
Era stata messa al caldo sotto una montagna di coperte, ma Razor non aveva altro se non delle lenzuola rovinate dai continui giochi dei lupacchiotti.
Poi, ricordo, avevano messo una pezza bagnata in fronte ed era stata tanto piacevole, quello poteva farlo anche lei!
Scattò in piedi e, rovistando tra le cose del suo amico, prese sia il lenzuolo che una ciotola. Usò il primo per coprire Razor, e tenne stretto il secondo per correre al corso d'acqua più vicino per riempirlo d'acqua, esclamando un: «Farò più in fretta che posso!» diretto ai lupacchiotti.
Riuscì a tornare indietro in pochissimi minuti, con il fiatone e abbastanza acqua per immergere uno dei fazzoletti che aveva nel suo zaino - ne aveva persa parecchia mentre correva per fare in fretta, ma almeno era qualcosa.
Immerse la pezza nella ciotola e la strizzò per eliminare l'acqua in eccedenza, per poi appoggiarla sulla fronte di Razor. Ripeté quel gesto più volte, sperando in qualche risultato che tuttavia non arrivò.
Tra le altre cose, cercó di fare memoria, ricordava che Albedo gege le faceva sempre bere delle cose dal sapore strano e che la facevano stare bene, ma Klee non aveva nulla per aiutare Razor in quel modo... però quel dettaglio le ricordò una cosa che Kaeya gege le aveva detto: «Se ti senti male o sei in pericolo, cerca subito una persona adulta della quale ti fidi.»
Non era lei a stare male, ma Razor ma quello che era giusto per Klee era giusto anche per il suo migliore amico. Però, non c'era nessun adulto lì e tutte le persone che conosceva erano a Mondstadt.
Poteva lasciare lì Razor da solo?
I lupacchiotti lo avrebbero protetto ma Klee era ugualmente preoccupata alla sola idea di abbandonarlo. Anche se, in fin dei conti, non lo stava per davvero lasciando visto che stava andando a cercare aiuto.
Chi però?
Pensò subito ad Albedo gege e a Kaeya gege ma non sapeva dove trovarli, perché il primo era a Dragonspine e lei non aveva l'autorizzazione per andarci - poi era immensa, non poteva sperare di trovarlo subito -, mentre il secondo era fuori in missione con Amber jiejie. Sarebbe stato impossibile trovarli entrambi in poco tempo.
Jean jiejie e 1 stavano lavorando e… restava Barbara jiejie.
Lei era perfetta! Era bravissima e tanto paziente! La curava sempre quando si faceva male e tutti le volevano bene.
Poteva correre alla Chiesa e portarla lì da Razor. Ci avrebbe messo un po' ma era l'unica cosa che poteva fare.
Sostituì il fazzoletto bagnandolo di nuovo e si alzò in piedi con un'espressione serissima in volto.
«Devo andare a cercare aiuto per Razor! Voi... proteggetelo fino al mio ritorno!», esclamò diretta ai lupacchiotti che, uggiolando, si coricarono accanto al loro fratellone come per fargli più caldo.
Klee, rincuorata dalla loro risposta corse fuori dalla tana, cercando di tagliare più strada possibile saltando e utilizzando il gliding per superare gli ostacoli e anche gli Hilichurls, non aveva tempo per loro e doveva fare davvero in fretta.
Con la mente fissa sul suo obiettivo, Klee non poté però fare a meno di lanciare rapide occhiate attorno a sé, con le orecchie ben tese, nella speranza di vedere o sentire le voci di Kaeya gege o di Amber jiejie. Non sapeva in che zona fossero ma sperava che si trovassero lì nei dintorni per poter tornare più velocemente possibile da Razor.
Quando finalmente arrivò sulla strada che l'avrebbe condotta a Springvale e infine a Mondstadt, Klee vide finalmente una figura a lei familiare e in un certo qual modo sembrò quasi che il suo desiderio di incontrare qualcuno di conosciuto e in grado di aiutarla si fosse realizzato.
Non aveva una grande confidenza con Diluc ma era un adulto e, anche se non sorrideva mai, lei si fidava e lo conosceva, ed era decisamente più vicino di Barbara jiejie.
«Master Diluc!» esclamò fiondandoglisi quasi addosso. «Ho bisogno d'aiuto! Razor sta male!» aggiunse tutto d'un fiato, sentendo le energie iniziare a mancarle e le gambe tremare. Aveva corso tantissimo e non aveva davvero più fiato… ma aveva trovato qualcuno per aiutare il suo migliore amico.
La prima cosa che Diluc fece, non appena Klee smise di parlare, fu inginocchiarsi all'altezza della bambina per sorreggerla e guardarla in viso.
Era rimasto spiazzato e sorpreso dall'arrivo improvviso di Klee, ma ancor di più era rimasto colpito dalle sue parole e dall'agitazione della più piccola. Non l'aveva mai frequentata più di tanto - cercava di evitare il più possibile i Cavalieri - ma l'aveva sempre vista come energica e sincera, una piccola bomba pronta ad esplodere da un momento all'altro.
Di conseguenza la sua espressione preoccupata, insieme alla richiesta di aiuto che gli era stata rivolta, lo mise subito in allarme.
Non conosceva Razor di persona, lo aveva visto alcune volte ma non si era mai interessato granché al lui visto che, dalle sue fonti, era sotto l'ala protettiva dei Cavalieri di Favonius. Tuttavia, se Klee era così agitata doveva per forza essergli successo qualcosa e data l'inefficienza dei Cavalieri spettava a lui metterci una pezza.
Prese in braccio la bambina senza dire niente, certo che non fosse più in grado di correre visto che aveva iniziato a barcollare, e mormorò un deciso: «Dove si trova?» prima di iniziare a correre verso la strada che la più piccola, stretta a lui, gli stava indicando.
Erano passati anni dall'ultima volta che si era introdotto nel Wolvendom e non era cambiato granché, ma quella era la prima volta che si addentrava fino alle tane dei lupi. Si sentì sin da subito osservato e quasi minacciato, ma la presenza di Klee sembrava tenere alla larga gli animali.
«Razor è lì!» esclamò la bambina, indicandogli il tronco di un albero cavo. Le permise di scendere per terra e la seguì fino alla tana del ragazzo-lupo.
«Va tutto bene! È un amico!» la sentì dire poco dopo diretta a dei cuccioli di lupo che si erano subito eretti a difesa di Razor, ringhiando e mostrando i denti.
I lupi parvero calmarsi grazie alle parole di Klee, ma rimasero ugualmente in allerta mentre Diluc si avvicinava al ragazzo che, ad una prima occhiata, sembrava febbricitante.
Si chinò accanto a Klee che si era subito prodigata per cambiagli la pezza bagnata che aveva in fronte.
Fece correre lo sguardo a destra e sinistra, notando dei piccoli oggetti personali del ragazzo segno che quella era la sua 'casa' e non solo una 'tana' o 'rifiugio'. I Cavalieri permettevano per davvero che il ragazzo vivesse lì? Da solo? Erano davvero così inefficienti e sconsiderati?
Era anche probabile che Razor avesse rifiutato le offerte ma, gli sembrava ugualmente assurda come situazione.
«Master Diluc... che possiamo fare? Sta tanto male... non so che fare, gli ho messo il fazzoletto bagnato ma non funziona senza le medicine di Albedo gege,» mormorò Klee preoccupata, riportandolo al presente. Lo stava guardando con i suoi grandi occhioni scarlatti, pieni di apprensione e fiducia nei suoi confronti.
«Non può stare qui,» rispose prontamente Diluc, ragionando rapido sulle sue prossime mosse. Di certo non poteva lasciare Razor con la febbre lì all'aperto e senza cure, aveva bisogno di un antipiretico e di un vero letto.
Si guardò attorno ancora una volta, puntando gli occhi sui lupacchiotti, ancora pronti ad attaccare se fosse stato necessario. A quel punto si rivolse a Klee.
«Devo portarlo alla Dawn Winery. Ha bisogno di cure e di medicine,» le spiegò con calma, sperando che il suo tono di voce fosse comprensibile anche dagli animali che, incredibilmente, sembrarono non volerlo sbranare mentre lo sollevava.
Era caldo, notò subito nel tenere Razor stretto a sé, e il respiro debole. Poteva essere stato il freddo della notte precedente misto al temporale, o qualsiasi altra cosa, ma aveva davvero bisogno di cure immediate.
Con quel pensiero si avviò subito fuori dalla tana con Klee al seguito. Gli sguardi dei lupi nascosti li seguirono in quel loro cammino e Diluc diede l'autorizzazione alla bambina di 'far esplodere qualsiasi pericolo si parasse davanti a loro' pur di uscire indenni dal Wolvendom e arrivare alla Dawn Winery, decisamente più vicina di Mondstadt.
Klee prese con gran serietà quel suo compito e lo precedette facendo saltare in aria alcuni Hilichurls che avevano avuto la sfortuna di avvistarli.
Con la strada libera grazie agli attacchi della bambina, riuscirono ad arrivare rapidamente nel terreno della tenuta e Klee lo affiancò di nuovo con in viso un'espressione preoccupata.
«Guarirà, vero?» chiese e Diluc rispose subito affermativamente, senza mostrare dubbi, ma si sentì quasi costretto a cercare altre parole per rassicurare la bambina.
D'altro canto, Klee era stata brava nel cercare di raffreddarlo con quel fazzoletto, ma non era stato abbastanza e la bambina era sembrata pienamente consapevole di quella cosa visto che era corsa alla ricerca di aiuto.
Nella sua innocenza e spensieratezza Klee si era dimostrata davvero attenta e intelligente, doveva dargliene atto.
«Hai... fatto un buon lavoro», aggiunse incerto, senza sapere esattamente come rivolgersi ad una bambina. In ogni caso quelle sue semplici parole sembrarono sortire l'effetto desiderato, infatti Klee sembrò un poco più tranquilla e rassicurata.
In pochi minuti raggiunsero la tenuta e, una volta all'interno della sua abitazione, Diluc ordinò ai suoi domestici di chiamare un medico e dell'acqua fredda per far abbassare la temperatura a Razor.
Adelinde prese subito in mano la situazione e iniziò a indirizzare lei i lavori, mentre il padrone di casa saliva le scale per portare il ragazzo in quella che un tempo era la sua vecchia stanza.
Non la utilizzava da anni ormai, per la precisione da quando era tornato a Mondstadt e aveva occupato la camera che era stata di suo padre. Vi erano troppi ricordi legati a quella stanza, e a quella che comunicava con essa, ma non doveva soffermarsi su quelle cose.
Adagiò Razor sul letto e permise ad Adelinde, che lo aveva seguito con una bacinella d'acqua, di prendersi cura del ragazzo mentre Klee, corsa dalla parte opposta del giaciglio, osservava con attenzione il lavoro della donna.
Tanti pensieri iniziarono ad affollarsi nella testa di Diluc e gli tornó in mente la notte in cui suo padre aveva fatto entrare a casa Kaeya, abbandonato sotto la pioggia.
A quei tempi non sapeva la verità sul conto di Kaeya, ma la situazione non gli sembrava poi così tanti diversa se osservata dal punto di vista di suo padre.
Razor non aveva una casa, era solo. I suoi unici affetti familiari erano i lupi, ma lui non era un lupo. Era un umano e Diluc, come suo padre anni e anni prima, sapeva di avere una sorta di soluzione.
Razor si svegliò più volte in quelle ore ma mai abbastanza a lungo per comprendere dove si trovasse.
Si sentiva debole, e alla fine cadeva di nuovo addormentato senza neanche rendersene conto.
Solo in quel momento, con un po' più di forze in corpo, iniziò a notare dei netti cambiamenti che gli fecero capire di non essere più nella sua tana.
Era disteso in un posto morbido e caldo, accogliente e piacevole. Era bello, ma al tempo stesso preoccupante perché non sentiva alcun odore e il suo naso gli sembrava quasi tappato, tanto da spingerlo a respirare solamente con la bocca, secca e dolorante.
Non capiva cosa gli fosse accaduto e non poté non agitarsi un poco per quel netto cambiamento, ma la debolezza del suo corpo lo spinse a restare immobile e a spalancare solo gli occhi alla ricerca di qualcosa di familiare.
Incontrò un tetto di legno sopra di sé e quello non fece altro se non spaventarlo di più.
Dove era finito? Cosa gli era successo?
«Ti sei svegliato.»
Una voce sconosciuta ma al tempo stesso familiare lo fece sobbalzare, spingendolo a spostare lo sguardo dal soffitto verso la fonte di quella voce. In quel modo incontrò lo sguardo di Diluc, l'uomo freddo e caldo che viveva non lontano dal Wolvendom.
Aprì la bocca per parlare ma non uscì alcun suono da quanto era secca.
Diluc sembrò comprenderlo e si accostò a Razor senza aggiungere altro.
Il ragazzo seguì confuso con lo sguardo, osservandolo mentre versava dell'acqua in un bicchiere. La sola vista di quel liquido trasparente fece deglutire a vuoto Razor e, senza lamentarsi, accettò l'aiuto di Diluc per bere quell'acqua fresca e ristoratrice che gli donò un vago senso di sollievo alla gola.
«Meglio?» chiese l'uomo, e Razor annuì.
Solo in quel momento, con il busto un po' sollevato, iniziò a rendersi conto del luogo.
Era in una camera umana, disteso su un letto morbido insieme a Klee, che dormiva raggomitolata accanto a lui.
La guardò sorpreso e quello sembrò spingere Diluc a fornirgli altre spiegazioni.
«Klee ti ha trovato febbricitante e mi ha chiesto di aiutarti. E si è rifiutata di lasciarti da solo.»
Razor cercò di fare memoria per dare un senso pratico alle parole dell'uomo. L'ultimo suo ricordo era di tanta debolezza, aveva salvato uno dei cuccioli che era caduto nel lago durante la tempesta e il gelo del Wolvendom era stato tanto forte.
Si era sentito male quindi? Sì, quello era chiaro anche per lui... e Klee, evidentemente, lo aveva salvato insieme a Diluc.
Deglutì ancora per schiarirsi la gola, cercando poi di ricordare quello che Master Lisa gli aveva insegnato. Doveva essere educato, restituire i favori e ringraziare.
«Grazie...» riuscì a dire.
Diluc scrollò le spalle e si sedette su una sedia non lontana dal letto.
«Non hai una casa?» gli chiese senza troppi giri di parole, lasciando Razor perplesso.
«Casa. È dove stanno i lupi» rispose con semplicità, senza capire il perché di quel quesito.
«Intendo una vera casa. Un posto nel quale dormire senza essere al freddo» spiegò Diluc, sembrava nervoso e imbarazzato. Razor talvolta faticava a comprendere del tutto gli umani. Lui aveva una casa. Il Wolvendom e la sua tana erano la sua casa. Però Diluc parlava di dormire senza freddo, e la sua tana era fredda a volte. Per quello dormiva sempre con tutti i lupacchiotti: ci si scaldava a vicenda.
Scosse quindi il capo per rispondere alla domanda dell'uomo.
Diluc sospirò e iniziò a borbottare qualcosa riguardo i Cavalieri che, tuttavia, Razor non riuscì a capire.
«Ti hanno mai proposto di andare ad abitare a Mondstadt?»
Un'altra domanda strana ma Razor cercò ugualmente di rispondervi.
«Sì».
Master Varka gli aveva detto di andare in città, ma Razor aveva rifiutato. La sua casa era il Wolvendom e non si trovava bene tra gli umani e tutte le loro stranezze, cosa che cercò di riferire a Diluc quando questo chiese spiegazioni.
«I lupi sono casa. Non gli umani.»
Diluc rimase in silenzio per qualche momento, quasi combattuto. Razor vedeva chiaramente il conflitto nei suoi occhi, sembrava quasi un lupo incerto su come comportarsi davanti ai capricci dei cuccioli.
«... questa potrà essere la tua camera. Non casa. Capisci la differenza?»
Spiazzato da quella domanda Razor scosse il capo.
«In una camera dormi e basta, quando c'è troppo freddo. Quando piove. Quando fuori è pericoloso,» spiegò Diluc con termini facili che Razor comprese al volo.
«Camera è come tana. Ma sicura», commentò e l'uomo annuì per confermare. «Questa è camera?»
«Sì. La potrai usare quando vuoi. Non ci sono tanti... umani qui. Ed è vicina al Wolvendom,» aggiunse Diluc, cosa che però spinse Razor a rivolgergli una domanda semplice ma necessaria.
«Perché?»
Non capiva quella proposta. Diluc era un estraneo, non avevano legami. Era una cosa sospetta.
«… è la cosa giusta da fare,» commentò l'uomo dopo aver esitato per un breve momento.
Gli occhi di Diluc erano sinceri, quello lo comprendeva anche Razor, non ispirava pericolo né malignità. Sembrava davvero onesto.
«Giusta?»
«Se una persona può aiutarne un'altra, allora è la cosa giusta,» spiegò l'uomo. «Sei libero di accettare o rifiutare, ma sappi che questa casa sarà sempre aperta per te.»
Era strano, ma Razor lo trovava anche stranamente piacevole. Forse era il senso di sicurezza che quel letto gli dava o l'onestà negli occhi di Diluc.
«Wolvendom è casa. Questa è camera?» chiese ancora come per mettere in chiaro la situazione.
«Esattamente.»
Razor ci pensò ancora un po' su, poi assentì. Gli sembrava una cosa sensata, non lo stava costringendo né spingendo a rinunciare alla sua casa e famiglia... ed era una cosa gentile. Inoltre, era in debito con Klee e Diluc per averlo salvato.
Diluc annuì a sua volta, mostrandosi sollevato dalla sua risposta.
«Ora riposa. Sei debole. Dopo ti farò portare qualcosa da mangiare.»
«Carne?»
L'uomo esitò ma accennò un piccolo sorriso.
«E carne sia».
Erano passate due settimane da quando Diluc aveva invitato Razor a casa sua. Era stato un gesto responsabile, dettato dal bisogno di fare la cosa giusta per quel ragazzo-lupo - cosa che i Cavalieri non avevano fatto -, e lentamente si era abituato alla sua silenziosa presenza che, saltuariamente, si faceva viva per passare la notte al riparo.
Tutto lo staff della Dawn Winery sembrava quasi estasiato alla sua presenza che era stata accolta come una sorta di 'ritorno alle origini', soprattutto quando insieme a Razor si presentava anche Klee - che era decisamente più rumorosa del suo amico.
«Mi ricordano Master Diluc e Master Kaeya,» aveva commentato Adelinde mentre parlava con Elzer, e Diluc non aveva potuto far altro se non accettare quel paragone che, anche se non lo avrebbe mai voluto ammettere, gli aveva strappato un sorriso al pensiero di quei tempi spensierati.
Leggerezza tuttavia che se ne andò quasi all'istante quando Kaeya entrò all'Angel's Share con quel suo solito sorriso sornione. Cercò di ignorarlo, ma era pressoché impossibile farlo con l'uomo appoggiato al bancone.
«Un Death After Noon, per cortesia,» ordinò Kaeya con leggerezza e il tono di uno che non aveva ancora finito di parlare, infatti riprese subito la parola: «Ho sentito che ti sei preso un cane, è molto generoso da parte tua Master Diluc».
Non vi era nessuna offesa nella definizione 'cane'. La voce di Kaeya era infatti tranquilla, non canzonatoria, anzi… vi era una nota di serietà che faceva comprendere a Diluc due cose.
Da una parte Kaeya sapeva già tutto - poteva essere stata Klee, non poteva escluderlo - e d'altra era un accorgimento, un modo per evitare quella voce di spargesse del tutto.
Non c'era niente di male nel legame che si era creato tra Diluc e Razor, ma onestamente parlando poteva essere pericoloso per il ragazzo visto il lavoro sotto-copertura di Diluc come Dark Knight Hero.
Ciononostante, quella situazione lo innervosì ugualmente, come del resto tutto quello che ormai riguardava il Capitano di Cavalleria.
Decise infatti di non rispondere a quell'insinuazione - non era il luogo giusto né il momento -, prendendosi però una sorta di piccola vittoria nello sbattergli davanti della Grape Juice e non il vino che aveva ordinato.