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Fandom: Final Fantasy XV
Personaggi: Original Characters
Rating: SAFE
Parole: 1235
Prompt: Oculum pro oculo dentem pro dente - 'Occhio per occhio, dente per dente'
Note:
- Questo è quello che succede quando, giocando a FFXV Comrades finisci per chiederti "Ma i miei oc... che passato hanno?!" e quindi ecco a voi una raccolta di racconti sui personaggi che ho creato su Comrades XD
- Il prompt "Oculum pro oculo dentem pro dente" viene inteso nella sua... concezione più infantile XD perché questa fic è tratta da una storia vera ahah
Capitolo 2 - Oculum pro oculo dentem pro dente [Rufus & Helios]
Era da una buona mezz'ora che la figlia dei vicini starnazzava come un'oca, in quella che per lei doveva essere la sua miglior interpretazione della colonna sonora di un recente film di animazione, e Rufus era ormai a corto di pazienza.
Adorava il suo quartiere. Era un luogo di pace e tranquillità nonostante la guerra, ma per carattere Rufus non era mai riuscito a stringere un vero e proprio legame con i suoi vicini, specie da quando quella ragazzina aveva deciso di mettere in bella mostra le sue doti canore, esibendosi sul balcone del suo appartamento ed ignorando non solo il quieto vivere del circondario - fatto di persone che desideravano riposare dopo qualche turno pesante a lavoro -, ma anche la sua totale incapacità di azzeccare una qualsiasi nota giusta. Come se non bastasse, i genitori della bambinetta sembravano essere sordi alle urla da arpia della figlia e non avevano mai aperto bocca per zittirla o spingerla ad abbassare la voce.
Non li sopportava, ma per il buon nome degli Angoni - e per la necessità di mantenere quel lavoro -, Rufus si costringeva quotidianamente ad ingoiare quel rospo e a trattenersi dal balzare sul sul di balcone e fulminare con una qualche magia quell'oca starnazzante.
Premette infatti le mani sulle orecchie, emettendo un lamento infastidito e nervoso. Quasi invidiava il suo coinquilino, Helios, per la sua assenza da casa durante quelle prime ore pomeridiane, impegnato come ogni giorno nell'addestramento di nuovi Angoni - un compito che il suo migliore amico non sopportava granché dato che era solito definire le reclute "degli scansafatiche senza spina dorsale".
Era infatti più che normale il vederlo rientrare nell'appartamento scuro in volto, pieno di lamentele su quanto i suoi allievi fossero inutili.
«Ma ti pare che debbano venirmi a dire "e questo a cosa mi serve?" quando propongo un allenamento utile per le proiezioni?!», era solito dire, e Rufus suo malgrado comprendeva quella frustrazione dato l'impegno che l'altro ragazzo era solito mettere in tutto quello che faceva. Era uno dei suoi pregi migliori che, sfortunatamente, sfociava anche in una condanna visto che Helios finiva sempre per dare il cento per cento in ogni cosa senza mai ricevere in cambio lo stesso impegno.
In ogni caso, si disse mentre la ragazzina gettava l'ennesimo acuto spaccatimpani, avrebbe fatto volentieri a cambio con Helios pur di non sentire quello strazio.
Emise un altro lamento. Gli sarebbe piaciuto avere il coraggio di andare a parlare con i vicini, ma Rufus era tutto fuorché temerario fuori dal campo di battaglia. Era un mago e si muoveva sempre nelle retrovie, non era adatto alle prime linee... ma era in momenti come quello che desiderava esserlo. Magari trovare un modo per ripagare quella mocciosetta - e i suoi genitori - con la stessa moneta. Il classico "occhio per occhio, dente per dente".
Sospirò rumorosamente, arrendendosi all'evidenza che non sarebbe mai riuscito a fare nulla di simile. I suoi pensieri tuttavia si interruppero quasi all'istante nel sentire il familiare rumore della chiave dell'appartamento girare nella serratura della porta. Scattò subito in piedi e corse fuori dalla sua camera, andando ad affacciarsi nel piccolo corridoio d'ingresso, nel quale apparve Helios.
«Già di ritorno?», lo accolse sorpreso.
Il suo migliore amico si esibì in una smorfia, e dopo aver lasciato sull'attaccapanni la sua giacca si diresse strisciando i piedi verso la cucina.
«Pare, e ripeto pare, che le mie reclute abbiano deciso di andare a mangiare ad un All You Can Eat Cygilliano a base di sushi per pranzo. E pare che abbiano mangiato così tanto da non essere minimamente in grado di eseguire neanche la più piccola proiezione senza vomitare anche l'anima», rispose con tono carico di sdegno e disgusto che si rifletté subito anche nel volto di Rufus. Doveva essere stato uno spettacolo terribile.
«Ho dovuto lasciar perdere l'allenamento…», commentò aprendo il frigorifero per prendersi una bevanda fresca, «ma ti giuro che me la pagheranno. Vedrai. Pagheranno per ogni singola porzione di sushi che hanno riversato sul pavim-», il giovane uomo si bloccò quando le sue orecchie vennero violentate dalla nuova canzone che la figlia dei vicini aveva iniziato a cantare.
Rimase immobile, sorpreso e spiazzato, per poi rivolgersi a Rufus con un: «Che cazzo è?», senza mezzi termini, lasciando perdere la birra che aveva appena preso.
«La cornacchia dei vicini. Te ne ho già parlato, no?», rispose Rufus, provando una sorta di sollievo nel sapere che anche il suo migliore amico poteva finalmente provare il suo stesso tormento. Non era un pensiero del tutto positivo, ma quanto meno poteva dire di non essere più solo.
Helios, tuttavia, non sembrò voler condividere con Rufus quel momento di lamentela contro i vicini e le ragazzine stonate. Il suo umore era troppo cupo per permettergli di prendere la situazione con filosofia e magari proporre al suo migliore amico di andare a mangiare una granita altissiana o qualche altro dolce di Tenebrae. Tutto pur di allontanarsi da quell'arpia di bambina.
«Quindi è questa l'oca che ti rompe le scatole tutti i pomeriggi?», domandò, ma dal suo tono non sembrava realmente un quesito ma più che altro una mezza affermazione.
Rufus assentì riuscendo poi solamente a mormorare un: «Che intenzioni hai?!», quando vide Helios spalancare la porta-finestra che dava sul lato della strada dove si affacciava anche il balcone dei vicini.
«Adesso vedrà. Non sa chi si è appena inimicata!»
Rufus fece un passo avanti per fermarlo e magari farlo ragionare sulla gravità di un possibile litigio con i vicini, ma il suo migliore amico non gli diede neanche tempo di aprire bocca perché aveva già iniziato a cantare - male, perché Helios era tutto fuorché intonato - la stessa canzone scelta dalla ragazzina. Con voce anche particolarmente alta solo per sovrastare quella dell'altra.
Bastarono poche strofe per far zittire la figlia dei vicini e anche Helios rimase in silenzio, riprendendo puntualmente a cantare a squarciagola al minimo tentativo della bambina di ripartire con il suo concerto, che via via sembrò perdere di intensità e convinzione, tant'è che alla fine la voce della ragazzina sembrò quasi piegata da un pianto nervoso.
«La prossima volta pensaci due volte prima di cantare come una cornacchia!», strilló infine Helios, certo di aver sconfitto la sua rivale.
La bambina scappò letteralmente in casa sbattendo la porta del balcone e da qualche piano più sotto si sentì una voce maschile esclamare un: «Che gli Dei ti abbiano in gloria, l'hai asfaltata!», diretto ad Helios.
«Dovere, signor Sergius», rispose lui, ridendo e richiudendo la porta del balcone con un'espressione soddisfatta in volto.
Rufus, che era rimasto basito fino a quel momento, non poté fare a meno di scoppiare a ridere.
«Beh, è la legge del taglione, no? Anche qui a Lucis è in vigore, vero?», chiese Helios, mostrandosi a sua volta palesemente divertito da quella situazione e dalla sua vittoria.
«Sei… incredibile», esalò Rufus, tenendosi lo stomaco con un braccio e asciugandosi gli occhi, umidi per le lacrime, con la mano libera. Il suo migliore amico ghignò compiaciuto, riprendendo la sua birra e lasciandosi definitivamente alle spalle il nervosismo che gli avevano messo addosso le sue reclute.
Di certo quello non avrebbe risolto i problemi di entrambi - i nuovi Angoni avrebbero continuato a fare pena e quella ragazzina forse sarebbe tornata alla carica -, ma Rufus in quel momenti non poté non sentirsi davvero più leggero: senza il suo amico si sarebbe davvero sentito perso.