I Protettori del Tempo [Capitolo 1]
Mar. 28th, 2020 09:16 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Touken Ranbu
Personaggi: Original Characters
Rating: SAFE
Parole: 1750
Prompt: Prepararsi al viaggio
Note:
Idee casuali che mi vengono mentre gioco a TouRabu Pocket
Capitolo 1 - La Convocazione
I corridoi dell’Accademia, alle volte, le sembravano tutti uguali. Non che ci fosse chissà quale pericolo di perdersi, visto che aveva passato in quel luogo parecchi anni, ma il dover attendere di venire accettata all'interno dell'ufficio del Direttore la metteva un poco in ansia, portandola a trovare quegli ambienti così familiari simili tra loro decisamente opprimenti.
Era la prima volta, d’altro canto, che veniva convocata dal Direttore e non poteva fare a meno di chiedersi che cosa avesse fatto di tanto sbagliato per ritrovarsi in quella situazione. Akira Shiroikuro in fondo si auto-definiva una studentessa nella norma. Prediligeva lo studio alle attività fisiche e i suoi voti non erano né eccellenti né disastrosi, inoltre non aveva mai avuto acredini con altri studenti né con gli insegnanti. Ma se si ritrovava in davanti a quell’ufficio qualcosa doveva essere accaduto per forza qualcosa. Qualsiasi cosa.
Si torturò le mani per un istante, concentrandosi poi sulle maniche un po’ più lunghe del largo cardigan nero che indossava. Era palesemente nervosa e si ritrovò quasi a balzare come un gatto quando sentì dei passi non troppo lontani da lei.
Quei passi si rivelarono essere quelli di un’altra giovane che Akira aveva visto sì e no un paio di volte nell’Accademia. Erano tanti gli studenti ed era pressoché impossibile riuscire a conoscere tutti, soprattutto se si frequentavano corsi e compagnie diverse. Inoltre, cosa non meno importante, Akira non era una persona incline a fare nuove conoscenze, e quello aveva influito enormemente sulla sua conoscenza della popolazione accademica.
Si scambiarono uno sguardo e fu proprio la nuova arrivata a rivolgerle un sorriso gentile e amichevole, seguito da un «Ehi!» a mò di saluto.
Akira si schiarì la voce per rispondere, e dopo aver mormorato un «Ciao», non riuscì a non chiedersi se anche quell’altra era stata convocata lì. Poteva dare per scontata una risposta affermativa, e si domandò inoltre se il fatto avesse a che fare con lei o se fossero due cose separate.
Strinse le labbra, muovendosi irrequieta nella sua posizione. Odiava quell’attesa che metteva a dura prova la sua pazienza.
«Anche tu sei stata chiamata dal Direttore?», la interrogò l’altra, confermando con quella sua domanda i precedenti pensieri di Akira.
«Sì», assentì senza però aggiungere altro. Quello però sembrò non impensierire la nuova arrivata, perché infatti riprese subito a parlare.
«E sai anche perché? Hai fatto qualcosa?», chiese ancora, proseguendo poi con un più basso e infastidito: «Sono pronta a giurare di non aver fatto troppo male a nessuno in allenamento».
Akira la fissò, cercando di nascondere la sorpresa, scuotendo prontamente il capo per rispondere alle domande che le erano state poste.
Non sapeva ancora né il nome né la classe di quella ragazza, ma dal suo atteggiamento e dalla sua ultima affermazione poteva iniziare a tracciare una sorta di profilo. Era un esercizio di uno dei corsi che seguiva lì nell’Accademia, utile ad analizzare le situazioni che avrebbero dovuto affrontare i futuri Protettori del Tempo.
Quella ragazza era chiaramente rumorosa e con ottime probabilità era una di quelle che preferivano le attività fisiche, magari circondata da un sacco di amici. Forse, si disse, non era neanche incline a seguire il regolamento accademico e a dimostrare quella sua impressione, oltre la precedente affermazione riguardante gli allenamenti, vi era anche la sua divisa dell'Accademia. Non indossava il cardigan ma solo la camicia bianca con le maniche arrotolate nonostante fosse novembre inoltrato. Inoltre, cosa non meno importante, ai piedi non aveva i classici stivali in dotazione con l'uniforme, ma delle improponibili scarpe sportive rosa e viola.
Akira giunse subito a due conclusioni.
La prima era che non poteva esistere una persona più diversa di lei. Sembravano agli antipodi in ogni cosa, dall'altezza alla lunghezza dei capelli.
E la seconda, strettamente collegata alla prima, quella ragazza sembrava essere quel genere di persona con la quale non si sarebbe mai sognata di parlare e, onestamente, non vedeva perché farlo in quel momento… mentre non sapeva ancora il motivo della sua - o loro - convocazione dal Direttore.
Fu proprio la segretaria di quest'ultimo a riportarla alla realtà, invitando entrambe a seguirla dentro l'ufficio.
Meccanicamente e con i nervi a fior di pelle, camminò fianco a fianco dell'altra ragazza - Michiyo Himemiya, così l'aveva chiamata la segretaria - che, al contrario suo, sembrò muoversi con più naturalezza. Un po' la ammirava per quell'atteggiamento quasi sfrontato - da leader, l'avrebbe definito.
Riportò comunque le sue attenzioni sul presente quando, finalmente, si fermò dinanzi alla cattedra del Direttore. Vi erano un numero spropositato di monitor attorno a loro, mappe e segnalatori, tutto il necessario per analizzare le varie epoche e sapere chi inviare per combattere i Regressori del Tempo.
Il lavoro di Protettore era quasi un sogno per Akira, sin da bambina aveva desiderato assumere quel ruolo e poter viaggiare in un'altra era, ma era anche una persona con i piedi per terra e sapeva che, con ottime probabilità, erano tipi più come Michiyo quelli che venivano insigniti di quel titolo. Lei, più coerentemente, si sarebbe occupata delle analisi e delle comunicazioni tra le varie epoche. Un lavoro interessante, ma non esaltante come quello del Protettore.
Il Direttore in ogni caso le accolse con tono stanco ma gentile, inviandole ad accomodarsi nelle comode sedie dinanzi alla sua scrivania. Data la voce esausta e le occhiaie che Akira notò sotto i suoi occhi, poté facilmente immaginare che all'uomo mancassero parecchie ore di sonno.
«Sarò breve», dichiarò subito il Direttore, «vi ho convocate qui per via dei vostri ultimi risultati sul Test di Compatibilità».
Akira si tese ancora. Il test, che aveva svolto la settimana prima, aveva cadenza semestrale e veniva utilizzato per scegliere non solo i corsi per i successivi sei mesi degli studenti ma anche i loro impieghi futuri. E se si trovavano lì, evidentemente, il test aveva rivelato una forte compatibilità ad un certo impiego e la conseguente fine del loro percorso accademico.
«Il test ha evidenziato la vostra preparazione e le attitudini», riprese il Direttore, «tuttavia i risultati si sono rivelati essere… anormali».
«Come, scusi?!», esclamò subito Michiyo, mostrandosi palesemente sorpresa.
«Non mi fraintenda, signorina Himemiya. Avete entrambe ottenuto ottimi risultati. Ma i nostri analisti hanno trovato impossibile ignorare il quarto livello di compatibilità, quello personale. Come ben sapete, generalmente, vengono presi in considerazione solo i risultati del sistema FiSS - il Fisico, Sociale e Storico -, per la scelta degli impieghi. Mentre viene tralasciato il livello personale», spiegò l'uomo.
Era risaputo a tutti quanto il livello personale fosse pressoché inutile per certi lavori, perché era spesso impossibile trovare dei test compatibili tra loro. Tante personalità si alternavano nell'Accademia e anche se si venivano a formare amicizie e forti legami, nei risultati del test generalmente il punteggio personale dei dati messi a confronto non superava mai il 60%. Era normale, ed il fatto che fossero lì a parlarne poteva significare solo ed esclusivamente una cosa.
«I nostri analisti hanno riscontrato un livello di compatibilità pari al 97% nel confrontare i vostri test. È un risultato ammirevole e degno di nota», proseguì il Direttore, confermando i timori di Akira.
«Ma non ci conosciamo neanche!», ribatté spiazzata Michiyo, e Akira non si sentí certa sul come interpretare il suo stupore. Era un positivo o in negativo? Forse la seconda, si disse, perché non credeva che una persona potesse scegliere volontariamente di fare coppia con lei.
«Non è necessario conoscersi in precedenza», rispose paziente il Direttore, «le vostre abilità si sposano alla perfezione l'una con l'altra, e alla luce di questo evento, in accordo con il Consiglio Accademico e il Governo, si è deciso di affiancarvi come Protettori nella Zona 9-I».
Nessuna delle due riuscì ad aprire bocca per quell'affermazione. Akira, aveva rinunciato da tempo al suo sogno di divenire un Protettore e quel risultato, decisamente inaspettato, le sembrava troppo bello per essere vero.
«Vi verranno forniti, nei prossimi giorni, i dettagli sulla vostra missione e il materiale utile per il suo svolgimento. Per qualsiasi domanda vi invito a rivolgervi al Capo Sezione degli Analisti», concluse l'uomo, aggiungendo poi un più rilassato: «Vi auguro un buon viaggio e spero che entrambe siate in grado di proteggere il tempo».
Vennero congedate in quel modo e, salutando educatamente il Direttore e la sua segretaria, lasciarono l'Ufficio. Solo in quell'istante, nel rimanere con l'unica compagnia di Michiyo, Akira si ritrovò a prendere in considerazione un dettaglio che la gioia del poter diventare un Protettore le aveva fatto ignorare: avrebbero dovuto lavorare insieme.
Da quel che sapeva non era mai accaduto che due Protettori venissero assegnati alla stessa Zona. Era più probabile vedere due Analisti lavorare in coppie ma mai i Protettori, e non sapeva esattamente come sarebbero andate le cose da quel momento in poi.
«Quindi… dovremo lavorare insieme, eh?», esordí Michiyo, forse trovando pesante quel silenzio.
«Così pare», si costrinse a rispondere Akira senza però aggiungere altro.
Non poté non chiedersi come avrebbero fatto a collaborare e, soprattutto, come gli Analisti avessero fatto a considerarle compatibili quando erano palesemente diverse. Era stato un errore? O avevano davvero le abilità necessarie per ricoprire entrambe il ruolo di Protettore?
Di certo lo avrebbe scoperto presto ma quelle incognite si stavano rivelando troppo pressanti, al punto da farle dimenticare la gioia per il suo sogno finalmente realizzato.
«Uhm… ci vediamo in giro allora», riprese Michiyo, dopo qualche momento, rivolgendole un saluto con la mano prima di allontanarsi rapidamente.
Akira, rimasta ormai sola, incroció le braccia al petto senza riuscire a liberarsi da quelle sensazioni tra il negativo e il positivo. L'unica cosa certa era che aveva un viaggio da preparare e che avrebbe avuto fin troppo tempo per cercare di dissipare quelle incognite.
Lasciò con passo svelto quell'ala dell'Accademia per andare nei dormitori, dove iniziò a raccogliere le cose indispensabili per il suo lavoro.
Le servivano dei cambi abito? Probabilmente no, da prassi i Saniwa - quello era il nome che avrebbero utilizzato da quel momento in poi - dovevano indossare degli indumenti adatti al periodo storico nel quale venivano assegnati.
Libri? A quelli non voleva né poteva rinunciare.
Alla fine, il suo bagaglio si rivelò più leggero del previsto ma era più che ovvio… aveva già fatto tutto? Stava per davvero per lasciare l'Accademia?
Akira si sedette di peso sul letto, travolta dalla prima vera ondata di emozione e felicità che la portò quasi a piangere.
Neanche per scherzo si era mai preparata ad affrontare quel viaggio e tutto quello che stava provando era nuovo e intenso, ma era pronta. Era quello che aveva sempre desiderato.