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Fandom: Pokémon
Personaggi: Laburno, Dandel
Rating: NSFW
Parole: 1675
Warnings: Established Relationships, Mirror, Oral Sex, HandJob
Prompt: Dandel rientra a casa da un viaggio tutto bagnato. Laburno non riesce a resistere nel vederlo tutto nudo, dopo che lo ha costretto a togliere gli indumenti bagnati per evitare che si prendesse un malanno.
Note:
Pornino tutto per Tatsu, sia perché le ho promesso questo prompt sia per la mia penitenza XD
FACCIO SCHIFO CON I TITOLI. E non è betata.
Il rumore dell'asciugacapelli fu per un po' l'unico suono presente nell'abitazione di Laburno. Il giovane padrone di casa teneva il phon ben saldo in mano, puntando il caldo getto d'aria sulla lunga chioma del suo compagno, sulla quale si ritrovava di tanto in tanto a passare le dita tra i capelli di Dandel.
Erano morbidi ma ancora umidi, e Laburno non poté non storcere il naso provando un familiare fastidio montarli in petto.
Dandel era rientrato a Knuckleburg da Goalwick neanche quindici minuti prima, e si era presentato alla porta del suo appartamento bagnato da testa a piedi. Stava piovendo, era certo che nel viaggio avesse incontrato qualche problema, ma dalle condizioni nelle quali versava sembrava più che altro che si fosse fatto un tutto all'interno di qualche lago.
«Mi ero perso», aveva ammesso un po' imbarazzato e divertito, e Laburno gli aveva quasi strappato gli abiti da dosso perché quello era uno dei pochi weekend che poteva passare con il suo ragazzo senza pensare al lavoro, e l'idea di doverlo trascorrere ad accudirlo in preda alla febbre e ai brividi causati dal raffreddore non rientrava nei suoi programmi.
Lo aveva sgridato per la sua disattenzione e aveva fatto il possibile per asciugarlo e farlo stare al caldo nel minor tempo possibile.
In ogni caso, in quell'istante Dandel sembrava stare abbastanza bene, anzi: in viso aveva un'espressione beata mentre Laburno lo pettinava lentamente con le dita. Teneva gli occhi chiusi e le labbra piegate in un sorriso. Addosso aveva solamente un morbido accappatoio color panna che creava un piacevole contrasto con la pelle scura. Era infatti aperto leggermente sul davanti e, attraverso la specchiera posta leggermente sulla loro destra, Laburno poteva scorgere chiaramente le clavicole e parte del petto asciutto ma muscoloso.
Il fastidio provato fino a quel momento sembrò scemare, venendo sostituito da ben altri sentimenti. Dandel in fondo non sembrava sul punto di starnutirgli in faccia, e cosa non meno importante Laburno trovava davvero troppo invitante il collo del suo compagno per poterlo continuare a ignorare.
Spense infatti l'asciugacapelli, e dopo averlo riposto sul suo ripiano, strinse con decisione ke mani sullo schienale della sedia. Fece un po' di forza per poterla spostare di lato - facendo anche parecchio rumore nello strisciare i piedi sul pavimento - ma riuscì nel suo intento.
Dandel si lasciò sfuggire un'esclamazione stupita per quel movimento inaspettato.
«Va tutto bene?», domandò voltandosi verso Laburno il quale gli rivolse un sorrisetto.
«Guarda lì», rispose prontamente, indicando con un cenno del capo la specchiera. Era grande ed elegante, e Laburno era solito utilizzarla per farsi dei selfie con i suoi nuovi completi… e mai come in quel momento si sentiva soddisfatto del suo acquisto, perché poteva vedere a corpo intero Dandel seduto su quella sedia.
I capelli abbandonato dietro la schiena, il viso curioso illuminato dai suoi occhi color oro, l'accappatoio semi aperto in petto e le gambe un poco divaricate, tra le quali Laburno si sarebbe volentieri infilato.
"Forse dopo", si disse, sentendo la sua erezione reagire a quell'attenta osservazione.
Posò entrambe le mani sulle spalle di Dandel, tenendo gli occhi fissi sul riflesso dinanzi a lui.
L'accappatoio era morbido e tiepido al tatto, e non oppose alcuna resistenza quando lo aprí un poco di più, scoprendo il petto del suo compagno.
Senza mai fermare quel suo fluido movimento portò le mani sulla pelle che era appena stata messa a nudo. Era calda, e poteva chiaramente sentire il cuore dell'altro battere rapido contro i suoi palmi aperti.
Concentrato sulla sua esplorazione, Laburno si soffermò dapprima sui pettorali di Dandel e poi sui suoi scuri capezzoli, con i quali giocò per qualche momento.
Dandel, che aveva ovviamente compreso le sue intenzioni, non si sottrasse a quelle attenzioni. Al contrario, iniziò ben presto ad ansimare e ad emettere bassi gemiti, sforzandosi di continuare a fissare la specchiera davanti a sé.
Magari trovava anche lui eccitante il loro riflesso, si ritrovò a pensare Laburno con un sorriso soddisfatto, piegandosi un poco per iniziare a baciare il collo e la spalla nuda di Dandel.
Fece scendere ulteriormente le mani, scoprendo altra pelle ed accarezzando gli addominali del suo compagno. Solo quando si scontrò contro la morbida cintura dell'accappatoio si fermò per un istante.
Era legata con un nodo leggero che venne sciolti con estrema facilità, al che Laburno, con voce roca, non riuscì a trattenersi dal mormorare un basso: «Apri di più le gambe».
Il suo compagno esaudí subito quella sua richiesta, mostrando con quel semplice movimento i suoi muscoli tesi per il piacere e l'erezione che andò subito a superare l'ostacolo dell'accappatoio ormai aperto.
Era uno spettacolo stupendo, unico e sensuale, e Laburno non poté non sentirsi quasi catturato da quella visione. Dandel sicuramente neanche si rendeva conto dell'effetto che aveva su di lui.
Gli era infatti bastato guardarlo e toccarlo in quel modo, sentire i suoi bassi gemiti e i sospiri, per eccitarsi a sua volta e per provare l'impellente desiderio di inginocchiarsi e prendere in bocca la sua erezione.
Ovviamente nessuno gli impediva di farlo e, ghignando, decise di agire di conseguenza.
Si spostò davanti a Dandel, sovrastandolo con la sua altezza, e senza smettere di fissarlo diritto negli occhi iniziò a sua volta a spogliarsi.
Sapeva benissimo dove sarebbero andati a finire e non amava particolarmente sporcare i suoi indumenti.
Dandel, sorrise quasi furbo, e allungando le mani si apprestò non solo ad aiutarlo a privarsi di tutti i vestiti, ma ne approfittò anche per accarezzarlo e posare dei baci caldi e invitanti sui suoi addominali.
Fu sul punto di cambiare piano e di spingere il suo compagno con il capo tra le sue gambe, ma quello era un gioco nel quale Laburno voleva sempre vincere e decideva lui le regole. A malincuore si scostò da Dandel, e cadendo sulle ginocchia, andò con la mano ad afferrare senza troppi complimenti il sesso del suo compagno. Il verso sorpreso che ne seguí lo ricompensò della sua scelta.
Iniziò a massaggiare l'asta lentamente tenendo lo sguardo puntato sul volto di Dandel e quando si sentí abbastanza soddisfatto, si piegò in avanti per avvolgere la punta del sesso con le labbra.
Si mosse con attenzione, per evitare di ferirlo con i suoi denti, ma non per questo con minor passione o energia.
Guidato dai gemiti sempre più alti di Dandel continuò a muovere il capo e a succhiare quella carne calda e dura, senza alcuna intenzione di fermarsi o di rallentare.
Voleva farlo venire in quel modo, con addosso solo un accappatoio e davanti alla specchiera, e far iniziare nel migliore dei modi quel weekend.
Dandel gemette più volte il suo nome e cercò addirittura di fermarlo quando si sentí vicino al limite, e Laburno allontanandosi dall'erezione in modo volutamente lento e osceno - che terminò infatti con un 'pop' di labbra -, non poté non rivolgergli un ghigno malizioso.
«Vieni pure, Campione», e con quelle parole tornò ad attaccare il sesso di Dandel.
La bocca gli faceva male per lo sforzo, e temeva addirittura che non sarebbe neanche stato in grado di controllare del tutto il suo riflesso faringeo, ma con gli occhi chiusi e le mani strette sui fianchi di Dandel per impedirgli di muoversi, riuscì almeno in parte nel suo intento.
Infatti il suo compagno venne qualche minuto dopo, invadendogli la gola con il suo seme, e Laburno fu costretto ad allontanarsi per evitare di soffocare… sentendosi però ugualmente un vincitore.
Si asciugò le labbra e guardò Dandel ansimare contro lo schienale della sedia, in preda ai tremiti post-orgasmici. Sorridendo, si sollevò per potersi quasi sedere a cavalcioni su di lui.
Era stanco e lo stesso Dandel sembrava stravolto, ma Laburno sapeva di essere ancora dolorosamente eccitato ed era certo che il suo compagno non lo avrebbe deluso.
Lo baciò lentamente, appoggiando poi la fronte contro quella di Dandel.
«Hai un piccolo lavoretto da fare», gli fece presente con tono sia divertito che malizioso.
«Ah sì?», esalò l'altro, posandogli le mani sui fianchi.
Laburno annuì, aspettandosi di sentire le dita del suo compagno avvolgersi attorno al suo sesso, tuttavia l'unico verso che gli sfuggì dalle labbra non fu di piacere ma bensì di sorpresa.
Venne preso infatti alla sprovvista dall'improvviso movimento di Dandel che, allontanandolo dal suo grembo con forza e decisione, lo costrinse in piedi contro la specchiera lì vicina.
Si ritrovò bloccato tra lo specchio e il corpo del suo compagno, e l'espressione piacevolmente stupita che si dipinse sul suo viso si riflesse chiaramente dinnanzi a sé.
Dandel era più basso di lui, ma non per questo meno forte fisicamente, per quel motivo Laburno trovò facile riprendersi dalla sorpresa per essersi ritrovato in quella posizione.
Si sorresse con i gomiti alla superficie liscia e fredda della specchiera, ma ancor prima di poter lanciare un'occhiata alle sue spalle per capire quali fossero esattamente le intenzioni di Dandel, questo si mosse andando ad appoggiare totalmente il petto contro la sua schiena. Gli cinse la vita con un braccio mentre una mano era andata a insinuarsi tra le sue gambe, ad afferrare l'erezione ancora dura e vogliosa di attenzioni.
Emise un gemito sorpreso e ancor prima che Dandel pronunciasse un basso e sensuale: «Guardati», Laburno aveva già abbassato il capo per osservare il pugno del suo compagno stretto attorno al suo sesso.
Lo vedeva riflesso sullo specchio e lo poteva vedere anche in primissima persona, e non riuscì a trattenersi dall'emettere un verso di piacere ancora più alto.
Avrebbero sicuramente fatto molto altro durante quel weekend, ma in quel momento Laburno sentí di desiderare solo ed esclusivamente una cosa: venire per mano di Dandel.
Era già al limite e quelle carezze decise e rapide gli lasciarono ben poco fiato in corpo, infatti raggiunse l'orgasmo neanche qualche minuto dopo, schizzando con il suo seme la specchiera.
Lasciò che fosse Dandel a sorreggerlo in quel momento di debolezza e finirono entrambi per sedersi sul pavimento del bagno.
«Mi dispiace per lo specchio», commentó con un mezzo sorriso Dandel, e Laburno non poté fare a meno di ridacchiare.
«A me non tanto, sinceramente».