Mar. 25th, 2020

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La Torre della Dea

Fandom: Fire Emblem Three Houses 

Personaggi: Cyril, Lysithea

Rating: SAFE

Parole: 540

Prompt: Le Parole che il Cuore Sussurra

Note:

  1. A Lera che shippa questi due budini tanto quanto meH

  2. Ispirata al loro finale.


L'aria fresca della Torre della Dea era piacevole contro la sua pelle improvvisamente bollente. Il suo volto era colorato di rosso e il suo cuore aveva iniziato a battere talmente forte da farle quasi male, ma quel dolore era ben poco in confronto a quello che provava nel posare lo sguardo sul volto di Cyril.

Quando aveva accettato quell'appuntamento aveva pensato a tutto, tranne al fatto che il giovane Cavaliere volesse tentare di dichiararsi. In fondo, non si vedevano da anni e le era sembrato quasi ovvio il voler recuperare in qualche modo il tempo perduto chiacchierando lontani da occhi e orecchie indiscrete.

Cyril però aveva visto quella torre come il luogo perfetto per una dichiarazione d'amore. Era stato tenero e coraggioso, e Lysithea si era per davvero emozionata nel sentire quelle parole.

«Ti devo tanto e questo lo sai bene. Sei stata un'amica oltre che una compagna d'armi, una confidente e anche un osso duro da affrontare!», le aveva detto con una mezza risata, «Sei sempre stata importante per me, e solo il tempo trascorso lontani mi ha aiutato a comprendere realmente i miei sentimenti. Per questo motivo, ti chiedo di accettare il mio corteggiamento perché desidero più di ogni altra cosa al mondo condividere tutto con te».

Per un momento, Lysithea, aveva pensato di essere sul punto di morire. Sapeva che la sua aspettativa di vita era molto corta ma l'idea di morire per l'imbarazzo non era mai rientrata nei suoi programmi.

Neanche innamorarsi era mai stato un suo desiderio. Certo, in passato aveva sognato il grande amore, aveva pianto nel rendersi conto che non avrebbe mai avuto una vita normale come quella delle altre ragazze, e aveva infine dovuto mettere davanti a tutto - perfino davanti a se stessa - la sua famiglia e ciò che andava fatto.

L'amore era quindi diventato un qualcosa di superfluo, un sogno infantile del quale aveva imparato a fare a meno. Almeno fino a quell'istante, perché nel suo continuo allontanare le persone, nel mostrarsi non interessata al romanticismo, non aveva messo in conto i sentimenti degli altri... e Cyril era lì, con quel suo bel viso dalla carnagione scura baciato alla luna che accarezzava la Torre della Dea, in attesa di una risposta.

«Io...», esalò, senza sapere esattamente cosa dire. Strinse una mano a pugno, portandola all'altezza del cuore come se quello potesse placarlo e permetterle di trovare le parole per rispondere alla dichiarazione del ragazzo.

Razionalmente sapeva di dover rifiutare, ma sentiva la bocca impastata - come se si fosse appena mangiata due bignè interi - e non riusciva proprio a pronunciare neanche il più piccolo: "No".

«Possiamo... almeno provarci?», pigolò Cyril. Le sue guance si erano colorate lentamente di una tonalità più scura, sia per l'imbarazzo che per la crescente attesa.


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