Feb. 28th, 2020

Protezione

Feb. 28th, 2020 03:03 pm
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Fandom: Games of Thrones

Personaggi: Sansa Stark, Sandor Clegane

Rating: SFW

Parole: 790

Prompt: I’m on watch here, so close your eyes and get some rest

Note:

  1. What if. Se Sansa avesse scelto di seguire Sandor durante la Battaglia delle Acque Nere. Ogni tanto sento il bisogno di cercare un lieto fine per loro *frigna*

  2. Sono OOC? Sì, credo. Ma non mi importa.

  3. Il prompt l’ho voluto interpretare con il senso di sicurezza che Sansa sembra provare nei confronti di Sandor (COSA PALESE, OH!)


Sansa era stanca e ogni passo le donava nuove fitte di dolore, ma testarda continuava a portare avanti i suoi piedi, ignorando le sicure vesciche purulente che dovevano essere nate a causa delle sue calzature inadatte alle lunghe camminate su terreni accidentati.

Ancora si chiedeva quale spirito l'avesse posseduta la notte prima per spingerla a prendere quella scelta.

Restare ad Approdo del Re, vittima delle angherie di Cersei e di Joffrey, o seguire Sandor Clegane verso l'ignoto con la sua sola protezione?

Sansa non aveva mai preso una vera e propria decisione in vita sua. Aveva sempre finto, basandosi sugli insegnamenti della sua Septa e su ciò che il buon costume le consigliava di fare, e in quell'istante di terrore la scelta più ovvia le era sembrata essere Approdo del Re… ma il fiato caldo del Mastino sulle sue labbra le aveva fatto girare la testa, costringendola a portare lo sguardo sulla porta della sua stanza spalancata. Come la gabbia di un uccellino lasciata aperta.

A lei spettava solo spiccare il volo… e così aveva fatto.

Aveva preso con sé solo un mantello e la bambola che gli aveva donato suo padre - il suo ultimo dono -, e in silenzio aveva seguito Sandor fuori da quelle mura, lontana dall'aria di morte e fumo che si respirava nel palazzo.

Si allontanarono a cavallo, prendendo delle vie non battute dai cavalieri. Cavalcarono fino alle prime luci dell'alba e continuarono anche oltre, fini a quando lo stallone non si lamentò furiosamente, rifiutando di proseguire oltre.

Sansa aveva i muscoli delle gambe intorpiditi e le cosce sanguinanti per il continuo galoppare, ma aveva continuato a la bocca chiusa e proseguì con quel suo silenzio forzato anche per le ore successive, quando la loro fuga riprese a piedi. 

Non sapeva quale fosse la loro direzione e non si azzardava ad aprire bocca per timore di essere lasciata indietro. E il Mastino avrebbe avuto tutte le ragioni per farlo. Sansa, in quelle ore, si era infatti posta più volte quella domanda: perché Sandor Clegane l'aveva voluta portare via da Approdo del Re?

Era sempre stato rozzamente gentile con lei. Privo di modi cavallereschi e di fascino, ma non l'aveva mai ferita e si era più volte posto tra lei e il suo padrone. Si sentiva in un certo qual modo al sicuro con lui, e più volte aveva pensato - con con poca vergogna - che fino a quando avrebbe avuto la protezione di quell’uomo sarebbe riuscita a dormire sonni tranquilli.

Perché Sansa si fidava di Sandor Clegane, ma quello non le impediva di provare incertezze e dubbi.

Lo guardó ancora. Camminava a pochi metri da lei, la schiena un po' curva in una camminata sicura ma non elegante.

Solo di tanto in tanto si voltava a controllare se ci fosse ancora, sbuffando e mugugnando qualcosa che Sansa non riusciva a comprendere ma che la spingeva a camminare ancora, ignorando il dolore e la stanchezza.

Tuttavia fu il suo corpo a tradirla e ad andare contro la sua volontà. Incespicó infatti su una radice, cadendo rovinosamente per terra. Si sbucció entrambi i palmi delle mani e si strappò il vestito. Dolore e imbarazzo si riversarono nei suoi occhi, e stringendo forte i denti cercò di rimettersi in piedi, sobbalzando quando fu la mano forte e sicura di Sandor sul suo braccio a tirarla su.

Lo guardó con gli occhi sgranati, stupita, e forse quel suo sguardo sembrò far scattare qualcosa nell'uomo.

«Perché hai accettato di venire?», le chiese duro, parlando per la prima forma da quando erano partiti.

Sansa esitó, ma non ebbe dubbi quando riuscì a rispondere.

«Hai...», si schiarì la voce, «hai detto che mi avresti protetto».

L’uomo imprecò, forse in preda a chissà quale ripensamento, cosa che fece rabbrividire la ragazza.

«Ti sei fidata troppo facilmente, uccelletto», dichiarò Sandor.

«Avresti… hai avuto tante occasioni per ferirmi o per abbandonarmi», rispose Sansa, «ma non l'hai fatto e… non ti farò pentire di avermi presa con te», aggiunse poi rapidamente, tentando di nascondere il forte tremolio delle sue gambe che gridavano pietà.

Sandor rimase zitto poi la lasció andare, distogliendo lo sguardo.

«Dormiremo qui», sbottò e a Sansa bastarono solo quelle due parole, per crollare seduta, appoggiata al tronco di un albero.

L'uomo grugní di nuovo qualcosa, per poi darle ancora una volta le spalle per iniziare a preparare il fuoco.

Sansa lo osservò a lungo, con gli occhi sempre più pesanti e un unico pensiero che, rassicurante, iniziò a farsi largo con fare rassicurante nella sua mente stanca. Anche se Sandor non lo avrebbe mai detto apertamente, in quei gesti la ragazza aveva letto sempre e solo protezione, e anche in quel momento sembrava quasi dirle: «Dormi. Starò io di guardia mentre riposi».
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Fandom: Osomatsu-san

Personaggi: Jyuushimatsu, Ichimatsu

Rating: SFW

Parole: 320

Prompt: La Giustizia

Note:

  1. Ispirata al significato della carta della Giustizia: “L’arcano maggiore della Giustizia ci indica quello che è giusto o meno per una persona [...] può permettere di focalizzare i suoi valori, le convinzioni e quanto ritenuto o meno importante.” In questo caso Jyuushimatsu trova ciò che è importante per lui, anche a dispetto di quello che possono pensare gli altri, solo accanto a Ichimatsu


Jyuushimatsu sapeva sempre dove trovare Ichimatsu e, ogni volta che poteva, lo raggiungeva per trascorrere un po' di tempo con lui senza il chiasso e la confusione della loro casa.

Poteva sembrare un’affermazione strana e fuori dal suo carattere, perché a Jyuushimatsu piaceva il rumore e più volte era lui stesso a crearlo - lo faceva sentire vivo -, ma alle volte capitava anche a lui di apprezzare la quiete, come quella che si respirava nel retro di quello stabile, con la sola compagnia del suo gemello.

Lo trovò infatti lì. Ichimatsu era seduto per terra, con dei gattini sulle gambe e un'espressione lieta e rilassata in viso, così rara che Jyuushimatsu si sentiva sempre fortunato ad avere accesso a quel posto segreto.

Silenzioso e con movimenti studiati, si avvicinò al fratello.

Le prime volte, i gattini erano sempre fuggiti, ma ormai sembravano essersi abituati sia al suo odore che alla sua presenza, talvolta un po' troppo esuberante.

Si sedette accanto a Ichimatsu, accoccolandosi sulla sua spalla con un ampio sorriso.

«Sapevo che saresti venuto», mormorò l'altro, tranquillo, permettendo a uno dei micini di salire sulle gambe di Jyuushimatsu alla ricerca di altre coccole e attenzioni.

«Sapevo che ti avrei trovato qui», rispose a sua volta, lentamente e piano, lasciando da parte quel suo atteggiamento spesso incomprensibile e sconclusionato che era diventato più una protezione che la sua vera personalità.

Ichimatsu emise un mugolio di assenso ed inclinó la testa per posare la guancia sul capo di Jyuushimatsu.

Rimasero fermi in quella posizione a lungo, loro e i gattini, perché sembrava essere tutto perfetto. Il mondo al di fuori di quel vicoletto non avrebbe mai capito il loro legame e ciò che riuscivano a condividere solo in quel luogo, ma a Jyuushimatsu non importava ciò che avrebbero pensato gli altri.

Perché fin quando poteva stare insieme a Ichimatsu, anche solo per qualche oretta, tutto il resto passava in secondo piano.


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Fandom: Donten ni Warau

Personaggi: Kagami Naoto

Rating: SFW

Parole: 280

Prompt: Il Sole

Note:

  1. Altra flashfic ispirata ai significati dei tarocchi. In questo caso Il Sole che segna “la vita che mantiene le promesse” e anche dei sentimenti puri e sinceri.

Nello specifico di questa fic, ho voluto descrivere la nuova vita di Kagami e i sentimenti di sincero affetto che prova - ma che non vuole ammettere LOL - per Chuutarou



Per quanto Kagami si fosse ripetuto più volte di restare lontano da quella città e dai fratelli Kumou, alla fine la sua strada lo portava sempre a imboccare la stessa identica via.

Si sentiva attratto da quel luogo e, suo malgrado, anche dalla persona che abitava in cima a quella lunga scalinata.

Chuutarou Kumou era diventato per lui una sorta di ossessione. L'unica cosa bella e pura di tutta la sua esistenza, fatta di sangue e odio. Sangue che, da quando aveva conosciuto quel bambino, aveva smesso di scorrere, insieme all'odio che era andato dimenticato come il suo nome.

La sua vita era cambiata. Aveva fatto perdere le sue tracce e alimentato, forse inconsciamente, le dicerie che lo volevano o morto o imprigionato. La sua figura di assassino sanguinario non esisteva più per le persone, era diventato quasi un fantasma con i suoi movimenti notturni e l’isolamento forzato, che diventava meno pressante quando tornava in quel luogo, nel quale si permetteva di osservare di  nascosto Chuutarou.

Anno dopo anno lo vedeva crescere e diventare sempre più forte senza mai perdere quella purezza e l’energia che tanto lo avevano colpito quando le loro strade si erano incrociate.

Di tanto in tanto si chiedeva se quel ragazzino se si ricordasse effettivamente di lui e di quella promessa che gli aveva fatto. Kagami, ad essere onesto, non ci aveva mai dato troppo peso, ma alle volte la sua mente finiva per soffermarsi sulle accorate parole che Chuutarou gli aveva rivolto... e sorrideva, perché il solo pensiero di quel ragazzino lo portava a sentirsi felice.

Forse Chuutarou non si ricordava né di lui né della promessa, ma in qualche modo era riuscito a mantenerla.


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Fandom: Bungou Stray Dogs 

Personaggi: Oda Sakunosuke

Rating: SFW

Parole: 350

Prompt: La Luna

Note:

  1. La Luna rappresenta sia l’immaginazione che la vita familiare e l’attaccamento verso di quest’ultima. ED E’ TUTTO QUELLO CHE VOGLIO PER ODASAKU E I SUOI BAMBINI.


«Il pavimento è lava!», trilló all’improvviso Katsumi, balzando sul letto e causando nei suoi fratelli un'improvvisa ondata di panico e risate, sotto lo sguardo curioso e un po’ sorpreso di Sakunosuke.

Si mossero rapidamente. Yuu, che era più vicino al letto, seguì subito Katsumi sulla sua posizione rialzata. Kousuke invece saltó sulla sedia della scrivania, tendendo la mano a Sakura come per salvarla da chissà quale pericolo. E Shinji invece, abbandonando il suo manga, si arrampicó rapido su Sakunosuke che, seduto sulla finestra, aveva assistito in silenzio all'inizio di quel gioco che in un certo qual modo era diventato familiare anche a lui. 

Non importava il momento né il luogo, quando uno dei bambini dichiarava che il pavimento era lava, tutti dovevano mettersi in salvo.

Oda, che era diventato senza volerlo una zona priva di lava, si limitò a sostenere Shinji per tenerlo lontano dal pavimento che, per gli altri bambini, era diventato una zona di pericolo mortale.

«Odasaku! Il tuo piede è nella lava!», esclamò Katsumi qualche attimo dopo, ridendo e indicando il piede destro di Sakunosuke che l’uomo teneva appoggiato sul pavimento - era la sua unica fonte di equilibrio visto che stava seduto sulla finestra.

«Sei in pericolo!», lo avvisó Sakura, seduta sulla sedia della scrivania insieme a Kousuke.

Oda, con in viso un’espressione impassibile, guardò prima il suo piede e poi il ragazzino. 

«Sono le scarpe della mafia. Sono indistruttibili», spiegò con tranquillità, strappando una risata a Shinji ancora appeso su di lui.

«Non esistono scarpe indistruttibili!», si lamentò Yuu divertito, «Odasaku sei un imbroglione!»

Quell’affermazione strappò nei bambini una nuova ondata di ilarità e Sakunosuke si ritrovò a sua volta a nascondere un sorriso.

Quei giochi stupidi, la leggerezza dei loro discorsi e le risate erano per Oda fonte di pace e calore. Gli donavano quell’equilibrio e la speranza che in passato gli erano venuti a mancare, e anche se sapeva che era stupido pensarlo, alle volte desiderava per davvero che quei momenti durassero per sempre, senza l’ombra della Port Mafia e dei pericoli che anche un tuttofare come lui era costretto a correre giornalmente.

 

Koi-koi

Feb. 28th, 2020 04:45 pm
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Fandom: Kuroko no Basket

Personaggi: Nijimura Shuuzou, Haizaki Shougo

Rating: SFW

Parole: 460

Prompt: Spokon

Note:

  1. Ambientata post-manga. Hanno una relazione, frequentano l’università insieme, sono compagni di squadra in una nota squadra di basket e sono due idioti. Io li amo.


Haizaki sorrideva compiaciuto e tutto quello che voleva fare Nijimura era letteralmente spaccargli la faccia. Non che stesse facendo chissà quale stronzata, ma Shuuzou odiava perdere anche quando si trattava di giochi stupidi come il koi-koi. Tra l’altro odiava tutti i giochi di carte, ma non avevano altro da fare visto che l’indomani avevano un match contro una delle squadre più forti del Campionato Universitario di Basket. E quella era una regola non scritta della loro relazione: prima di una partita, o durante i ritiri sportivi, non si faceva sesso.

«Tu non me la racconti giusta», ringhiò infatti, nervoso e incapace di accettare la sua sconfitta.

Shougo, che teneva le carte aperte a ventaglio sulla mano, ghignò e si leccò le labbra, inclinando un poco il capo.

«Sei tu che non sai giocare, e sei anche un pessimo perdente», ribatté.

Nijimura grugnì.

«Stai imbrogliando, lo so», rispose con sicurezza, cercando di ignorare la parte più logica del suo carattere che gli ricordava non solo che quello era un gioco ma anche Haizaki aveva effettivamente ragione: non sapeva perdere.

Ma da lì ad ammettere che il suo ragazzo avesse ragione... beh: gli asini avrebbero dovuto iniziare a volare.

«Sono davanti a te e credi che io stia barando? Pensi davvero che abbia bisogno di questi i mezzucci per farti il culo?»

Un calcio Shougo diritto nello stinco, strappandogli un verso di dolore e un "Bestia" sibilato a denti stretti.

«So che stai nascondendo qualcosa», sibilò.

«Ti ripeto», esclamò Haizaki, ritirando le gambe al petto, sopra la sedia,  per schivare dei possibili calci, «che non ho bisogno di imbrogliare per stracciarti. Quindi piantala di fare il mocciosetto e accetta la sconfitta».

Questa volta fu una mano a scattare verso Shuuzou. Nijimura lo afferrò per il colletto attirandolo a sé per far scontrare le loro labbra in un bacio duro. Haizaki mugugnò, cercando subito di approfondire quel contatto, ma il più grande si allontanò prontamente per potergli sventolare davanti al naso alcune delle carte con i punti maggiori del mazzo di hanafuda.

«E queste?», cantilenò con soddisfazione, «Avevi per caso degli assi nella manica?»

Haizaki, con gli occhi sgranati per la sorpresa, boccheggiò come un pesce fuor d’acqua alzando poi le mani in un chiaro segno di resa.

«Non è come sembra», dichiarò.

«Ah no?», Nijimura sorrideva quasi sereno, riuscendo a sembrare al tempo stesso anche minaccioso, «Sai che ti dico? Forse hai ragione, non so perdere, ma da domani niente sesso per un'intera settimana». Haizaki emise un verso strozzato. «Ma il sesso post-partita...» «Tu imbrogli. Io detto nuove regole», dichiarò con solennità, anche se era conscio che lui stesso non sarebbe riuscito a mantenerle, «E un'altra cosa: prova a propormi un'altra volta di giocare ad hanafuda e la settimana diventerà un mese»

Gli Amanti

Feb. 28th, 2020 04:49 pm
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Fandom: Obey Me!

Personaggi: Solomon, Asmodeus

Rating: SFW

Parole: 430

Prompt: Gli Amanti

Note:

  1. Il prompt… beh, loro sono amanti e la carta è presente proprio fisicamente ahaha XD


Le lunghe dita di Asmodeus si muovevano con un'abilità quasi ipnotizzante sul mazzo di tarocchi, talmente veloci che Solomon quasi faticava a seguirle.

«Sai, ho imparato a leggere i tarocchi da una strega», cantilenò il demone, «e mi ha detto che... sono particolarmente dotato con questi... giochi di dita», aggiunse con tono leggermente più malizioso, accompagnando le sue parole con uno spettacolare giochino per continuare a mischiare il mazzo di carte.

«Non ne dubito», rispose Solomon, incrociando le braccia al petto senza però riuscire a distogliere lo sguardo dalle abili mani di Asmodeus.

Era difficile pure per lui, che aveva stretto un patto con il demone, resistere alla sua sensualità e ai continui tentativi di flirt. Era nella natura di Asmo, e Solomon poteva solo cercare di trattenersi quando era possibile, anche quando un gioco innocente come la lettura dei tarocchi rischiava di trasformarsi in uno di seduzione.

E Solomon non aveva dubbi a proposito: perché Asmodeus non aveva nessun bisogno di mostrare tutte le sue abilità con le dita. Doveva solamente mischiare le carte e leggerle, nulla di più e nulla di meno.

Il demone ridacchio e con un gesto rapido aprì il mazzo sul tavolo creando un perfetto semicerchio.

«Ora passa la mano sopra il mazzo», lo istruì, «e fermati quando ne sentirai il bisogno».

Solomon assentì e tese l'arto dinanzi a sé, spostando il palmo da sinistra a destra lentamente fino a fermarsi su una carta in particolare. Non era uno scettico - era uno stregone d'altro canto -, ma dubitava delle abilità di Asmodeus come cartomante.

Asmo, in ogni caso, sembrò voler procedere con fare professionale, e prese la carta scelta da Solomon, girandola.

Era la carta degli Amanti e la cosa non sorprese il giovane stregone. Con Asmodeus poteva solo apparire quel tipo di carta che poteva essere interpretata in modi piuttosto pittoreschi, se si voleva utilizzare una definizione gentile.

«Ma tu guarda... gli Amanti», esalò infatti il demone, «sai che cosa significa?»

Solomon sospirò.

«Che dovrei trovare chi mi sta leggendo le carte particolarmente attraente?», chiese, certo che avrebbe ricevuto una risposta simile.

Asmodeus rise e si sporse verso di lui, lento e sensuale. La scollatura della sua maglietta metteva in bella mostra le clavicole e il lungo collo.

«Quello lo so già anche senza leggere le carte, Solomon», soffiò piano, sfiorandogli le labbra con le sue, «significa che siamo... altamente compatibili».

Lo stregone aveva desiderato resistergli e non cadere vittima dei suoi giochi di seduzione, ma quel punto doveva ammetterlo anche lui: era troppo tardi e come sempre non se ne sarebbe pentito.

 

Codardo

Feb. 28th, 2020 11:55 pm
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Fandom: Once Upon a Time

Personaggi: Baelfire, Killian Jones

Rating: SFW

Parole: 340

Prompt: Il Giudizio

Note:

  1. Ho interpretato la carta de Il Giudizio sia nel positivo che nel negativo. Killian è cambiato per Baelfire ma al tempo stesso non riesce a parlare e a mostrare quel mutamento.


«Devo confessarti una cosa».

Killian aveva quella frase in mente sin da quando aveva scoperto l'identità di Baelfire, ma per quanto avesse bisogno di pulirsi la coscienza e di confidare al ragazzino la verità - mettendo in chiaro come la vendetta avesse ormai perso importanza per lui -, quelle stesse parole sembravano non voler abbandonare la sua bocca.

Ed era un atto di codardia che Killian avvertiva sia come insopportabile che essenziale. Perché se da una parte per Baelfire si era sentito disposto a cambiare e ad iniziare una nuova vita senza inseguire quel regolamento di conti che avrebbe portato il ragazzino ad essere orfano anche di padre. Dall'altra temeva la sua reazione, aveva il timore di non essere in grado di spiegare i mutamenti del suo animo, e per quel motivo continuava a rimandare e a dirsi: "Non è il momento giusto".

Passavano ore in coperta ad ammirare il mare e Baelfire lo guardava sempre con ammirazione mentre gli raccontava le sue avventure. Ma quello non era il momento giusto.

A cena con il resto della ciurma, mentre tutti cantavano e si divertivano e Baelfire si univa a quei canti ridendo e anche sorpreso per il fatto di venire considerato parte di quel gruppo di lupo di mare. Ma non era il momento più adatto per parlare.

Distesi a letto, con il ragazzino che gli confidava alcuni fatti della sua vita con Tremotino, l'affetto che era quasi stato soppiantato dalla paura. Ma neanche quello era il momento giusto.

Difficilmente lo avrebbe trovato perché era un codardo che aveva paura di perdere ciò che il destino gli aveva donato dopo tutti quegli anni di lutto e sete di vendetta… timore che si realizzó quando fu ormai troppo tardi per dirgli la verità.

Baelfire aveva scoperto da solo la verità ed anche se Killian stava finalmente riuscendo a pronunciare tutte quelle parole che aveva custodito gelosamente nel suo cuore, in quell'istante vennero interpretate solo come mere scuse campate per aria.

Era cambiato per Baelfire, ma aveva ugualmente sbagliato tutto con lui.


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